Tutti noi conosciamo il Titanic e la sua storia, se non altro grazie all’ormai iconico film di James Cameron. Pochi, però, conoscono le storie, le vite e le vicende dei personaggi, storici e realmente esistenti, non di certo Jack e Rose, che s’imbarcarono sul transatlantico durante il suo viaggio inaugurale. Fra questi, molti gli esponenti di prima classe che in quegli anni, all’inizio del ‘900, rappresentavano la creme de la creme della società non solo americana, ma anche europea. Erano il jet set internazionale, vip al pari degli odierni Elon Musk, Besoz, Henry e Megan o, che so, qualche influencer, sia per patrimonio che per celebrità: ricchissimi industriali del settore immobiliare o energetico (carbone e legno), ex ufficiali dell’esercito, famiglie di stirpe nobile o di quella benestante borghesia che era riuscita a farsi strada e a fare soldi. Lady Noël Leslie, contessa di Rothes, moglie del IXX conte di Rothes, Sir Cosmo Duff-Gordon e la moglie, il colonnello Archibald Gracie IV, della ricca famiglia scozzese-statunitense dei Gracie, Benjamin Guggenheim (degli omonimi musei di arte moderna) e Isidor Straus e moglie, co-proprietari dei magazzini Macy’s, solo per citarne alcuni. Personalmente ho sempre adorato questo periodo storico, quegli anni di Bell’Époque colma di splendore, arte, cultura e sfarzo da una parte e miseria, fabbriche e povertà dall’altra. Ecco, fra loro c’erano anche John Jacob Astor (degli ancora esistenti hotel di lusso Waldorf-Astoria di New York) e sua moglie Madeline Force. Lui, l’uomo più ricco d’America, di molti anni più grande, divorziato, scrittore e con numerose esperienze anche belliche alle spalle; lei, una giovane debuttante dell’alta borghesia che all’epoca del loro matrimonio aveva appena 17 anni. La loro è stata una storia d’amore breve e travagliata, costantemente criticata dalla società e assediata da stampa e giornalisti in cerca di uno scoop, di dettagli scabrosi e “succulenti”, a cui il naufragio del Titanic ha dato il colpo di grazia. Buongiorno signora Astor di Shana Abé (Newton Compton, pp. 314) racconta la loro storia, il loro amore con garbo, eleganza ed estrema attenzione al contesto storico-culturale. I fatti riportati sono accaduti realmente, l’autrice ricostruisce la coppia a partire dagli articoli di giornale, dagli archivi e da ricerche. Descrive in maniera accurata ambienti e situazioni creando un perfetto equilibrio tra finzione narrativa e realtà. Un po’ banale ho trovato la struttura base del romanzo, l’utilizzo di lettere alternate alla prosa per raccontare, a mo’ di regressione temporale che alterna la prima alla terza persona, personaggi e vicende. Commovente il finale. È inutile, il Titanic strappa sempre e comunque qualche lacrima, alcune frasi fanno davvero stringere il cuore. Toccante e affascinante come solo quell’epoca sapeva essere. Bel romanzo d’intrattenimento.