Buongiorno! Le novità della settimana, eccole!
LA RAGAZZA DAGLI OCCHI D’ORO
DI PIETRO CITATI
Genere: Critica/saggio
Costo: 25,00
pag. 390
Editore: Adelphi
«All’improvviso comparve una nuvola insolita, che si proiettava in alto con una specie di larghissimo tronco: si allargava e si ramificava: andava sfilacciandosi, a tratti immacolata, a tratti torbida, secondo che sollevasse terra o cenere». È Plinio il Giovane a documentare nelle epistole l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., ma la voce narrante è qui, inconfondibilmente, quella di Citati. Nessuno come lui ha saputo riverberare e dilatare nella sua scrittura il fascino dei libri che leggeva e amava – e trasmetterci il desiderio irresistibile di leggerli e amarli a nostra volta. Né c’è da meravigliarsi: più che critica letteraria, la sua è interpretazione narrata, racconto che tramuta ogni libro e il suo autore in indimenticabili personaggi: «Dickens riempiva la realtà con un’allegria furiosa, eccitando ed esaltando il suo genio … Una misteriosa ilarità lo attraversava, lo colmava ed egli non riusciva ad interromperla, quasi fosse stato percorso da una zampillante fontana di fuoco». Letteratura sulla letteratura, in definitiva, o anche letteratura scaturita dall’arte, ma non alla maniera dell’amico Manganelli, attento come ogni buon rètore a frapporre tra sé e ciò che scriveva «uno spazio di indifferenza emotiva»; nelle pagine di Citati la letteratura circola libera e impetuosa, ci avvolge e ci contagia, lasciando intravedere dietro di essa la sua vera e più antica vocazione, leggere: «non ho mai smesso di leggere, leggere, leggere; ogni libro che leggevo era una forma dell’infinito, che inseguivo, e inseguivo, e fallivo continuamente nell’inseguire».
GORMENGHAST
DI MERVYN PEAKE
Genere: Fantasy
Costo: 28,00
Pagg: 1170
Editore: Adelphi
Invidiabile la sorte del lettore che affronta per la prima volta questo monolito letterario, unico per concezione e architettura. Castello-caverna che la natura ha divorato, o che ha divorato la natura, Gormenghast è in primo luogo un modo di vivere, di essere: è tutto. E dunque esclude per definizione il resto, tanto che chi lo abita non riesce neppure a immaginare una realtà esterna. A descriverlo non poteva essere che uno scrittore e illustratore di genio come Mervyn Peake, visionario estremo. L’avventura si snoda in tre atti. Nel primo assistiamo alla nascita di Tito, che minaccia mutamenti, quindi scandalo e rovina, in un reame che si nutre di una millenaria ragnatela di rituali. Peake imprime al racconto un moto magmatico che si riversa sui protagonisti e ne fa insetti mostruosi conservati nell’ambra, prima che ne affiorino turgidi rilievi. Dove trovare un cast di eccentrici più ricco, più dickensiano già dall’inventario dei nomi? Sepulcrio, Fucsia, Barbacane, Ferraguzzo, Floristrazio, Musotorto e molti altri. Il secondo atto introduce all’educazione di Tito, che ora ha sette anni: il che significa per lui affondare nelle pieghe di insidiose trame per il potere, in una battaglia epica senza esclusione di colpi. E il ritmo narrativo si adegua, con esiti sempre più cinematografici, per poi subire nel terzo scomparto un’ulteriore accelerazione: sfuggito a Gormenghast, il giovane muoverà i primi passi in un altrove che esiste davvero – ma non è in nulla migliore di quanto si è appena lasciato alle spalle.
LA FOTOGRAFA DEGLI SPIRITI
DI DESY ICARDI
Genere: Narrativa
Costo: 16,00
Pagg: 368
Editore: Fazi
Nella Torino di inizio Novecento, il giovane Edmondo Ferro ha cominciato da poco la sua carriera di avvocato mentre nelle campagne piemontesi, dove regnano incontrastati duro lavoro e povertà, una ragazza è costretta a imbarcarsi per terre lontane: due destini paralleli che si incontreranno sorprendentemente in una storia sulla capacità di assecondare le proprie inclinazioni nella ricerca della vera felicità. L’avvocato Ferro lavora svogliatamente nel prestigioso studio di famiglia quando in realtà vorrebbe solo dedicarsi alla lettura dei romanzi, sua unica vera passione. Nei salotti dell’alta borghesia cittadina, che è costretto a frequentare, stanno facendo parlare di sé alcune medium trattate come dive e spesso accompagnate da fotografi che si dicono in grado di immortalare gli spiriti dell’aldilà: un’attività molto alla moda ma altrettanto sospetta sulla quale l’avvocato si ritrova suo malgrado a dover fare chiarezza. Nelle campagne circostanti, intanto, sono in molti a decidere di emigrare; è anche il caso di Pia, un’umile ragazza che, con la speranza di aiutare la propria famiglia, viene convinta da un intraprendente fotografo a imbarcarsi per l’Argentina insieme ad altre giovani contadine, nell’illusione di raggiungere un promesso sposo che non ha mai visto e che non vedrà mai. Il viaggio infatti riserverà a tutte ben altre sorprese e, tra pericoli inaspettati e gravi disavventure, Pia avrà l’occasione di scoprire una vocazione che prima non conosceva. Desy Icardi prosegue la sua serie di libri sui cinque sensi con un romanzo interamente dedicato alla vista e alla capacità, mai scontata, di saper cogliere le occasioni. Al centro del racconto l’arte della fotografia in tutte le sue manifestazioni e una ragazza con una fervente curiosità, che sarà in grado di cambiare per sempre il corso della sua vita.
IL MIO NOME E’ KATERINA
DI AHRON APPELFELD
Genere: Narrativa storica
Costo: 18,00
Pagg: 240
Editore: Guanda
Dopo oltre sessant’anni di assenza una contadina rutena di nome Katerina torna al villaggio natale dove, seduta davanti alla finestra della casa ormai abbandonata, ripercorre i ricordi di una vita. Cresciuta nel periodo che precede la Seconda guerra mondiale in un paese di contadini cristiani, fin da piccola le viene insegnato a temere e disprezzare gli ebrei. Quando, però, alla morte della madre – una donna dura, arrabbiata con il mondo – il padre si risposa e precipita nell’alcolismo, Katerina decide di andarsene e trova lavoro proprio presso una famiglia ebrea. L’impatto con la loro cultura è forte: è difficile per lei abituarsi a quella dedizione al lavoro, al silenzio, alle regole ferree, persino all’odore dei cibi. Il calore della casa, però, la avvolge a poco a poco finché, imparando ad amare quelle persone, lei stessa ne assimila gli usi e i rituali. Ma le violenze dei pogrom arrivano alla loro porta, lasciandola di nuovo sola. Sempre più vicina a questo popolo, al punto da far circoncidere il figlio, Katerina si allontana dai suoi compaesani, mentre le tensioni nella regione crescono… Aharon Appelfeld racconta le devastazioni della Shoah attraverso gli occhi di una gentile che vi assiste, suo malgrado, impotente. Una donna semplice ma forte, capace di affrancarsi dai pregiudizi e che a fine conflitto sceglie di farsi custode della memoria di una comunità, quella ebraica in Bucovina, che non esiste più.
SCHIAVA DELLA LIBERTA’
DI ILDEFONSO FALCONES
Genere: Narrativa
Costo: 24,00
Pagg: 608
Editore: Longanesi
Cuba, metà del XIX secolo: Una grande nave attracca nel porto dell’isola dei Caraibi. La stiva non contiene provviste, materiali o gioielli, ma qualcosa di ben più prezioso sebbene al tempo stesso assai più a buon mercato: persone. Donne, in particolare. Prelevate dalle loro case in Africa con l’inganno, sono uno dei beni più ricercati a Cuba. Grazie alla loro manodopera, i ricchi possedenti terrieri si assicurano importanti profitti e grazie ai bambini che partoriscono, possono sempre contare su manovalanza fresca. Nella schiera di ragazze sporche e denutrite, c’è anche la dodicenne Kaweka che viene acquistata dal marchese della potente famiglia dei Santadoma. Indomita e fiera, Kaweka fin dalla più giovane età sente dentro di sé il peso di un’ingiustizia a cui si sente irrevocabilmente chiamata a riparare e che coinvolge non solo lei ma tutto un popolo. E sarà una causa che rischierà di distoglierla anche dall’amore per Modesto, un altro schiavo giunto alla piantagione. Perché l’unica schiavitù a cui Kaweka, ogni giorno che passa, sempre più sente di volersi sottomettere non è quella verso i padroni bianchi, né verso l’amore per un uomo, bensì per la causa della libertà. E per servire questo sogno Kaweka decide un giorno di fuggire, mentre all’orizzonte si addensano lo spettro della guerra di indipendenza di Cuba dalla Spagna e delle prime rivolte degli schiavi…
Madrid, oggi: Lita ha una promettente carriera nella prestigiosa banca Santadoma, di proprietà degli omonimi marchesi, i quali stanno cercando di mettere a punto una lucrosissima vendita del proprio istituto a un gruppo finanziario americano. Ma Lita non è solo una giovane donna in carriera nel difficile mondo della finanza: è la figlia, faticosamente emancipatasi grazie agli studi e la determinazione, di una domestica di casa Santadoma, ed è una donna che nel lottare, come tutte le donne, per farsi valere, deve portare su di sé anche il peso del riscatto dalle umili origini e il colore della propria pelle. Un’inattesa visita a Cuba la avvicinerà non solo alle sue radici, faticosamente vissute nel corso della sua intera esistenza, ma anche a una sconvolgente rivelazione sulla storia della propria famiglia. Una rivelazione che passa attraverso una vecchia collana di legno, stringendo la quale Lita sembra riconnettersi a un mondo potente e ancestrale che nella mente e nel cuore sembra gridarle una sola parola: libertà. Intanto, proprio grazie al lavoro di Lita, verità sempre più inquietanti affiorano sulla immensa fortuna dei Marchesi di Santadoma. Verità sepolte che per nulla al mondo Doña Clauda Santadoma vorrebbe risalissero in superficie…
L’UFFICIO DEGLI AFFARI OCCULTI
DI ERIC FOUASSIER
Genere: Narrativa
Costo: 20,00
Pagg: 336
Editore: Neri Pozza
Un bambino corre, a piedi nudi, nella notte. Corre senza meta nelle viuzze buie e strette della Parigi cenciosa che festeggia l’ascesa al trono di Luigi Filippo. Il suo cuore è un tamburo impazzito. La mente, occupata da un solo pensiero: sfuggire agli artigli del Vicario, che è lì da qualche parte, nell’oscurità, pronto a dargli la caccia tutta la notte. In un vicoletto, il bambino scorge un coccio di bottiglia tra le immondizie. Lo afferra per tagliare il tendone più vicino. Un taglio discreto, giusto per entrare. Una volta dentro, lo accolgono visi da incubo, emersi dal nulla, in un terrificante labirinto di specchi da cui è impossibile uscire… Dall’altra parte della città, in uno dei quartieri ricchi della capitale, nella residenza di Charles-Marie Dauvergne, deputato alla Camera di fresca nomina, si festeggia il fidanzamento di Lucien Dauvergne con la figlia di un industriale normanno. Lucien è un giovane frivolo, un dandy elegante e bohémien. Nel corso della serata, sale al piano superiore della casa e scompare letteralmente dalla festa. Temendo un capriccio del suo incorreggibile rampollo, Madame Dauvergne si avventura anche lei al primo piano, e vede il figlio inginocchiato dinanzi a un grande specchio di Venezia con la cornice dorata. Il giovane si alza, abbozza un saluto, poi avanza con passo risoluto verso la finestra e si getta serenamente nel vuoto. L’inchiesta su una tragica, illogica morte del figlio di un personaggio illustre suscita sempre non pochi timori nelle alte sfere del potere. Alla Süreté viene perciò convocato e istruito in tutta fretta Valentin Verne, giovane ispettore della Buon costume, il servizio di protezione della morale. A Valentin, che sotto la sua apparenza eterea cela una durezza, una determinazione tagliente quanto il filo di una lama, non resta che accettare il nuovo incarico, anche se comporta, per il momento, la rinuncia a venire in aiuto di Damien, un orfano indifeso caduto nelle grinfie del mostro che si fa chiamare il Vicario.
L’ASCESA
DI STEFAN HERTMANS
Genere: Narrativa storia
Costo: 19,00
Pagg: 384
Editore: Marsilio
A Gand, nelle Fiandre, un uomo vede una vecchia casa dall’aria abbandonata. Il profumo dolce e amaro del glicine che si arrampica sulla facciata lo riporta alla giovinezza. È un colpo di fulmine. La casa è in vendita e, quasi per capriccio, decide di comprarla. Ci rimarrà per vent’anni. Con il tempo, cresce in lui il desiderio di sapere chi lo ha preceduto tra quei muri e, quando sta ormai per trasferirsi, scopre che proprio lì, durante la Seconda guerra mondiale, ha vissuto uno dei membri più solerti del braccio fiammingo delle SS: Willem Verhulst. Quelle stanze che tanto hanno da raccontare assumono all’improvviso una turbinosa dimensione storica. Chi era realmente questo devoto collaborazionista del Terzo Reich? E cosa ha fatto di lui un nazionalista fanatico, cieco cultore della causa nazista? A poco a poco, il narratore mette insieme conversazioni con parenti e testimoni e, intrecciando il rigore dei documenti alla fantasia dello scrittore, ne ricostruisce la vita in un libro che, oltre che di guerra, parla soprattutto di fede e di amore. In particolare, dell’amore tenace e quasi inspiegabile di una donna – Mientje – che resterà accanto a Willem, fedele, pur deplorandone sempre le azioni. L’amore della moglie di un uomo che stava dalla parte sbagliata. Nella sua salita verso la luce della conoscenza, in una sorta di ascesa dall’oscurità delle cantine al grande spazio della soffitta, il narratore apprenderà i segreti in grado di spiegare ciò che accadde in quella casa, i pensieri nascosti, ascolterà di amori e traversie, leggerà lettere e confessioni appassionate. La sua visita al luogo della memoria, anche se quella degli altri, è un modo per dare un po’ di pace alla storia.
LE COLPE DEI PADRI
DI ASA LARSSON
Genere: Giallo
Costo: 22,00
Pagg: 592
Editore: Marsilio
Börje Ström è un pugile che in Svezia tutti conoscono, non solo per i suoi eccezionali successi sul ring, ma anche per l’infanzia segnata dalla misteriosa scomparsa del padre. Quando dopo quasi sessant’anni ne viene ritrovato il corpo, perfettamente conservato, nel freezer di un vecchio alcolizzato, Rebecka Martinsson, incalzata dal medico legale che l’ha accompagnata per tutta la sua carriera a Kiruna, decide di riaprire il caso. In realtà, il procuratore capo ha tante cose per la testa: la sua vita privata è un gran caos, e oltretutto le indagini sul padre del campione di boxe si rivelano collegate a un capitolo buio del passato della sua famiglia, mettendola nella scomoda situazione di un conflitto d’interessi. Chi era veramente il padre di Börje Ström? E cosa lo legava alla madre di Rebecka? In un epilogo letteralmente mozzafiato, Åsa Larsson tira le fila della sua serie con una storia ricca di emozione e colpi di scena, che ha acceso l’entusiasmo nei milioni di lettori che l’hanno sempre seguita con passione. Leggerete di incontri di boxe e avvertirete l’intensità di ogni singolo colpo. Troverete l’amore, per gli esseri umani e per gli animali. E potrete percepire un cuore che batte per Kiruna e le sue terre aspre, con tutta la forza della natura seducente e selvaggia a nord del circolo polare artico.
FANTASMI
DI EDITH WHARTON
Genere: Narrativa/antologia
Costo: 17,00
Pagg: 384
Editore: Neri Pozza
All’età di nove anni, Edith Wharton contrasse la febbre tifoidea e rimase confinata nel suo letto per settimane. La sua preghiera era: datemi dei libri da leggere. Fu cosí che la madre le diede una storia di fantasmi. A una bambina poco dotata d’immaginazione una storia del genere poteva fare poca o nessuna impressione, ma sulla piccola Edith ebbe un effetto dirompente: da quel momento si ritrovò a vivere in uno stato di terrore costante, con un senso di minaccia che accompagnava ogni suo passo, incapace di stare al buio, angosciata dalla solitudine. Dovette arrivare ai trent’anni perché, da donna pragmatica qual era diventata, trovasse l’unico modo efficace per gestire, da scrittrice, le proprie paure: diventare maestra nel genere letterario di quelle storie di spettri che tanto a lungo avevano infestato le sue notti. «Se il racconto vi manda un brivido gelato giú per la spina dorsale, ha fatto il suo dovere, e l’ha fatto bene» scriveva. Cosí Edith scrisse le sue storie del brivido, che apparvero in antologie accanto a Edgar Allan Poe e Henry James, in una produzione parallela ai suoi romanzi per tutta la vita: piú di ottantacinque, e molte avevano per protagoniste presenze spettrali. La raccolta Fantasmi fu concepita nella sua forma attuale dalla stessa Wharton prima di morire ma, pubblicata postuma nel 1937, finí ingiustamente dimenticata. In questi piccoli capolavori ritrovati, sottilmente inquietanti, ora presentati nella nuova traduzione di Tiziana Lo Porto, si possono riconoscere tutti i temi cari alla sua letteratura: la crudeltà di certi destini femminili, la costrizione all’interno di matrimoni claustrofobici, lo sradicamento dal paese natio, la prepotenza delle convenzioni sociali. Avvolti nell’abito sontuoso che tanto bene le conosciamo: la prosa nitida e affilata che sa illuminare i territori nascosti della realtà quanto, insospettabilmente, quelli del soprannaturale.
L’AMPOLLA DI VETRO
DI BEATRICE DA VELA
Genere: Narrativa
Costo: 18,00
Pagg: 300
Editore: Nua
Mentre in Italia si avvicina l’ombra lugubre della Grande Guerra, in Val d’Elsa, la terra del vetro verde nel cuore della campagna toscana, si intrecciano le vite di quattro giovani, che il destino deciderà di unire. Nanni è un gigante, attaccabrighe e amante delle belle donne, cresciuto con il mito della nazione e della patria. Sua moglie, Verdiana, lo ha sposato per amore, perdendo famiglia e ricchezze. Felice è un colto vetraio socialista che non tollera le ingiustizie. Anita, determinata a diventare maestra, sogna una vita di avventure come quelle delle eroine dei suoi libri. Intorno a loro si sviluppano la quotidianità, le delusioni, gli amori e i misteri di due comunità, quella di Certaldo e quella di Castelfiorentino.