Recensione
Opera breve, un romanzo brevissimo che si “beve” in un sorso ma che ci regala un pezzo del vissuto dell’autore, della sua vita. Dostoevskij, infatti, come il protagonista di questa storia, era un accanito giocatore d’azzardo e più di una volta si è ritrovato inguaiato e indebitato. Così catturato dalla smania del gioco da perdere qualsiasi altro interesse, qualsiasi freno inibitore, non riuscire a capire e interpretare la realtà che lo circondava. Non a caso questo romanzo Dostoevskij lo ha scritto in poco tempo per riuscire a racimolare soldi per coprire i debiti. Ho trovato memorabile il personaggio della “baboulinka” Antonida Vasil’evna, la nonnina irriverente, sagace e vispa che tiene in riga tutta la famiglia con la promessa di un’eredità che non arriverà mai, in parte perché da lei sperperata al gioco della roulette. Bella, ma meno d’impatto, è la figura del protagonista, il precettore Aleksej Ivanovic che dovrebe fungere, ed è così solo in parte, da collante e ago della bilancia mal tarata della famiglia per la quale lavora e i personaggi che gravitano attorno ad essa. E’ una storia dinamica e movimentata, i dialoghi sono briosi e la narrazione è molto diversa rispetto a quella di altre opere dell’autore: meno lenta, meno articolata, meno poetica, sotto alcuni punti di vista, ma vale assolutamente la pena di leggerla.
Trama
Quella che Dostoevskij tratteggia nel Giocatore è una vera e propria radiografia letteraria del vizio del gioco, un’istantanea dei modi in cui il demone dell’azzardo può possedere uomini e donne di ogni età ed estrazione sociale. Un’istantanea così vivida da spingere Sergej Prokofiev a trasporla in musica, dando vita a un caposaldo della lirica novecentesca. Nella fittizia cittadina tedesca di Roulettenburg va in scena, attorno a un totem fatto di fiches e casinò, un vero e proprio carosello di figure, dal giovane precettore Aleksej al vecchio generale, dall’anziana, ricchissima nonnina al cialtronesco marchese des Grieux, dalla graziosa Polina alla misteriosa mademoiselle Blanche. Succede di tutto, eppure nulla cambia e chi, come Aleksej, è posseduto dal gioco potrà guarire e redimersi, sì, ma solo “da domani”.