Recensione
Il migliore, in assoluto, fra i thriller di Angela Marsons che vedono come protagonista la detective Kim Stone. La trama è lineare ma non banale, articolata, incastrata come un puzzle che prende pian piano forma. C’è azione e riflessione. L’autrice ha costruito un intreccio intelligente e dinamico. Kim è una donna forte e determinata, che non solo vuole apparire tosta, ma lo è. E’ allergica a regole ed etichette e, rispetto ai libri precedenti, si piange meno addosso (complice un’infanzia a dir poco agghiacciante). E’ stato bello scoprire com’è nata la sua squadra e come è entrata in sintonia con i colleghi. Lo stile dell’autrice mi piace molto, semplice, diretto, conciso. E’ un buon thriller, indubbiamente, un Premio Bancarella meritatissimo. Lo consiglio.
Trama
All’alba di un buio e freddo giorno d’inverno, la detective Kim Stone scende dalla moto e fa il suo ingresso nella stazione di polizia di Halesowen, pronta a incontrare per la prima volta la squadra che le hanno assegnato. Poco dopo viene ritrovato il cadavere di un giovane mutilato e decapitato, e Kim e i suoi si precipitano sul posto. È l’inizio della loro prima indagine. Stacey Wood, entrata a far parte del gruppo come esperta informatica, scopre un’inquietante somiglianza con un omicidio recente e si convince che tra le due morti ci sia un legame. La chiave di tutto potrebbe essere una residenza per donne abusate. Mentre l’assassino minaccia di mietere altre vittime, i quattro colleghi dovranno imparare al più presto a collaborare. Se la giovane Stacey già si distingue per l’efficienza e il sergente Bryant per la sua affidabilità, l’ambizione di Dawson rischia di mandare all’aria il delicato equilibrio del nuovo team investigativo. Non sarà facile per Kim, nel suo nuovo ruolo di capo, tenere unita la squadra che è chiamata a risolvere il suo primo difficile caso.