Recensione
Prima e unica opera di Rodiguet, ed è in parte autobiografica. Un romanzo breve decisamente particolare, non tanto per la tematica, l’adulterio non è argomento nuovo in letteratura, ma per l’ironia, il paradosso e quella sottile venatura di cattiveria mista a ipocrisia che permea la storia e il comportamento dei due protagonisti, soprattutto di quello maschile, il cui nome non è dato sapere. Non nuova ma di certo meno frequente è l’età dei due amanti. Una donna spostata, considerata adulta anche se giovanissima, almeno per i canoni odierni (la storia è ambientata negli anni del Primo conflitto mondiale), e un ragazzo minorenne iscritto al liceo. Uno scandalo. Uno scritto riflessivo e a volte crudele, uno spaccato di quanto l’amore possa essere cieco e odioso, ipocrita e narcisista, egoista. Un diavolo, appunto. Tale romanzo viene considerato un prototipo del genere erotico di inizio Novecento, ma è molto, molto innocente e le scene di sesso sono rese con tatto e delicatezza. Lo scritto è fluido e scorrevole, ben si presta alla lettura. Le pagine volano via in un istante.
Trama
Scritto dal giovanissimo Radiguet e pubblicato l’anno della sua morte, Il diavolo in corpo narra la storia, in parte autobiografica, di un adolescente che scopre l’amore. Ambientato ai tempi della prima guerra mondiale, ha per protagonista un ragazzo che diventa l’amante di una giovane donna, Marthe, poco più grande di lui, promessa sposa di un soldato al fronte, Jacques. È un’iniziazione sentimentale e sessuale febbrile e perturbante, dall’esito tragico. Una passione sondata con sguardo penetrante dall’autore, che scandaglia i contraddittori impulsi dell’adolescenza di fronte al sesso e alla responsabilità dell’età adulta. Il romanzo, che fece scandalo alla sua uscita, ebbe un clamoroso successo come prototipo del bestseller erotico. Diventato un classico della letteratura francese d’inizio Novecento, è stato portato anche sul grande schermo nel film di Claude Autant-Lara con Gérard Philippe (1947).