Le risposte che cercavo, scritto da Antonio Sobrio (Youcanprint Self-Publishing, pag. 345, 2016), è un libro raccontato in prima persona dal protagonista, colpito a 16 anni da una subdola malattia, la vitiligine, “manifestazione cutanea dovuta a mancanza di melanina” che, come si può facilmente immaginare, stravolge la sua giovane vita. Dopo una breve autopresentazione, lo troviamo di fronte alla psicologa a cui, supportato dal caro amico Giovanni, decide di rivolgersi, non sfogandosi molto in famiglia del malessere esistenziale che le macchie cutanee gli hanno causato nel corso degli anni. Scopriamo così che, oltre ad avergli giocato questo spiacevole “scherzo”, l’esistenza gli ha destinato, come tutti, vittorie e successi, in campo scolastico, lavorativo, affettivo. Pur impegnandosi molto a scuola, la maturità gli riserva un non glorioso 46, voto che tuttavia gli permette di accedere alle residenze studentesche quando, terminati gli studi superiori, egli abbandona Procida, l’isola nella quale è nato e cresciuto, per approdare all’università. Anna, Giovanna, Franca sono gli amori che più di tutti segnano la sua vita, nella quale trovano spazio anche molte altre passioni: dapprima con discreti risultati il calcio, poi la batteria, infine l’alimentazione vegana e le battaglie per la difesa della Terra. Una consapevolezza che cresce col tempo, seguendo anche l’andamento delle storie sentimentali. Il protagonista è un personaggio che lotta con onestà, che si pone mille domande e non avanza a casaccio nelle difficoltà della vita. Per questo attira stima e si prova solidarietà per l’inquietudine esistenziale che lo tormenta. Il libro, tuttavia, manca di ritmo narrativo e la lettura è rallentata da numerosi dettagli, spesso ininfluenti. Peccato che una tematica così particolare e delicata, quale quella della diversità causata da una malattia, non sia supportata da una lettura scorrevole e che la pubblicazione presenti inoltre alcuni grossolani errori grammaticali legati all’uso dei modi verbali.
Lara Massignan