Una notevole proprietà narrativa che scorre via fluida e veloce e accompagna il lettore, quasi che questo neppure se ne accorga, in poche ore alla fine del romanzo. E’ il punto forte di Acuto (pp. 160, Gilgamesh Edizioni), il romanzo di Carla Magnani che riporta l’attenzione, grazie agli occhi della memoria di una donna di mezz’età, Elisa, impegnata in un viaggio inaspettato nel sud degli States per raggiungere la sorella Ester, sugli importanti avvenimenti socio – culturali del ’68, quando gruppi spontanei ed eterogenei di studenti, operai e minoranze etniche occupavano le piazze a sostegno dei diritti sociali, politici ed economici di ogni individuo. Fatti che inevitabilmente si incrociano, nelle pagine della Magnani, con la storia personale delle due ragazze che ne sono direttamente o indirettamente coinvolte. Degno di nota, fra gli altri elementi che costituiscono la trama prima e l’intreccio poi della vicenda narrata, il riferimento dell’attentato, terribile, a Piazza Fontana. Una narrazione, quindi, che si snoda fra il presente e il passato di queste due donne così diverse tra loro ma così legate; le loro evoluzioni, i loro cambiamenti e le loro verità statiche, affrontate dall’autrice con estrema naturalezza e semplicità, pur senza banalizzarne i contenuti. Intenso e accattivante, è una voce nuova ma al contempo “non nuova”, quella che si può ascoltare in Acuto, appunto. E’ qualcosa che deve farsi sentire perché mai si parla di quegli anni, delle sommosse popolari giovanili, in positivo e in negativo, colme di pregiudizi, risentimento e rabbia, sia da uno schieramento che dall’altro, che hanno segnato la vita di molte persone e che hanno impresso nella memoria collettiva gli ultimi mesi degli anni ’60. Riflettere e ricordare. Credo che sia questo il messaggio racchiuso. Perché purtroppo l’uomo ha la brutta abitudine di dimenticare troppo spesso il passato e ciò che ha fatto o non ha fatto, ed è restio a imparare dai propri sbagli. O se lo fa, esagera. Un romanzo consigliatissimo. Cinzia Ceriani