Perdersi e ritrovarsi. Reagire ad un dolore, una delusione, attraverso il modo che più si adatta a noi; sbagliare, cadere e rialzarsi, rimanendo, però, fedeli a se stessi. Scegliere una strada e seguirla. E’ questo il messaggio che permea le pagine di Vado, ma poi torno (Lettere Animate, pp. 131), di Davide Barigelli. Si tratta di un romanzo che, almeno in parte, vive di amarcord, ricordi di esperienze giovanili, amicizie, primi amori e prime esperienze che hanno il potere di segnare la vita e il percorso di una persona; ma anche di vuoti da riempire e dolori da appianare con i mezzi che solo i giovani, di oggi come di ieri, credono di poter utilizzare: divertimento, droga e alcol. E può anche andar bene, fino a quando non si capisce che questi non sono i rimedi adatti, forse lo sono per alcuni, ma non per tutti. Ognuno deve individuare la sua via. Cercare qualcuno a cui dare la colpa di ciò che abbiamo o di ciò che abbiamo perso, non porta da nessuna parte. Il mare, il viaggio, gli amici e la religione, sono i punti fermi di uno dei protagonisti del libro d’esordio di Barigelli, quelli a cui si aggrappa per non annegare, un salvagente che l’autore descrive e narra con uno stile diretto e colloquiale, attingendo a piene mani da modi di dire e di esprimersi tipici del parlato, come se stesse raccontando la storia di persona, comodamente seduto con il lettore attorno ad un tavolo e con un bicchiere di birra in mano. E’ un invito, quello dell’autore, a sedersi e ascoltare, riflettere per capire chi siamo, cosa vogliamo e dove vogliamo arrivare. Così, senza fretta. Un passo alla volta. Accettando ciò che la vita ci riserva e affrontandola come meglio possiamo. Perché l’importante, alla fine, è sì andare, ma anche tornare. La storia raccontata è accattivante, in molti ci si possono rispecchiare e il finale è tutt’altro che banale o scontato. Unico appunto, o meglio consiglio, che posso rivolgere, magari per le prossime volte, è quello di prestare maggiore attenzione alla punteggiatura, spesso scarsa o non sempre usata in modo corretto che, a tratti, rende la lettura un po’ difficoltosa. Cinzia Ceriani