Gli eroi non sono coloro che compiono imprese impossibili ma chi, ogni giorno, affronta le proprie paure mettendosi in gioco, per se stessi e per le persone a cui tengono. Sono semplici pezzi di una scacchiera mossi da una mano invisibile impegnata a intrattenere una pericolosa partita che decreterà la vittoria del bene o la vittoria del male. E se l’eroe fosse proprio questa mano invisibile, sospesa tra il mondo di oggi, che tutti conosciamo, e un mondo fantastico popolato di elfi, nani, guerriere e creature fantastiche? Oppure lo è il pedone, il cavallo, l’alfiere o addirittura il re, indotto a compiere mosse strategiche, anch’esso in bilico tra un mondo e l’altro, senza esserne consapevole? Entrambi sono esposti, su entrambi gravano le conseguenze delle proprie decisioni e delle proprie gesta. Difficile disegnare una netta linea di confine, capire e stabilire chi dei due sia veramente il protagonista. Warchess – La mossa del drago (Amazon, pp. 230) di John D. Smith, il primo volume della saga fantasy a cui è seguito Warchess – Guerrieri eterni (Amazon, pp. 222), è un romanzo d’eccezione che affianca ai personaggi tipici del genere, nani ed elfi, le glover, delle donne guerriere che somigliano, per stile di vita e caparbietà, alle amazzoni della mitologia greca, i personaggi delle fiabe, come le fate, e creature che ricordano quelle dei fumetti, come gli uomini di ghiaccio. E proprio in questo frangente, da amante del fantasy, l’unico aspetto che un po’ mi ha fatto storcere il naso è stato l’uso del termine gnomo come sinonimo di nano. Sono due personaggi di due mondi estremamente diversi con caratteristiche, modi e vita letteraria differenti, troppo, per essere la stessa cosa. Interessante è, invece, l’idea della scacchiera, campo di battaglia ideale per la classica lotta fra bene e male, che conferisce al testo suspense. La struttura narrativa è ben architettata e, pagina dopo pagina, l’autore è stato in grado di catturare l’attenzione del lettore, facendo crescere in lui la curiosità e la tensione, fino all’ultima riga. I personaggi sono ben delineati e sanno conquistarsi le simpatie di chi legge, ma forse avrei dato maggiore rilievo alle due elfe, Petra e Tess. Anche l’ambientazione è molto marcata e la natura riveste un ruolo chiave per tutto il romanzo, descritto in maniera semplice e scorrevole. Accattivante e ironico è, infine, lo spin-off che accompagna il romanzo, Black Jack. Originale l’idea di richiamare, nel titolo, il gioco d’azzardo, anche questo un chiaro legame con la scacchiera e il “gioco” fra bene e male. Cinzia Ceriani