Non è facile scrivere in maniera convincente un romanzo ambientato in un luogo duro e crudele come il carcere. Affrontare tematiche rischiose, come gli abusi e i maltrattamenti che anche nei luoghi la cui funzione principale è quella di “correggere e recuperare” possono accadere. Purtroppo, nella realtà come nei romanzi, indossare una divisa non è sempre sinonimo di onestà e rettitudine e a pagarne lo scotto è chi è più indifeso e fragile. Non è facile nemmeno parlare delle difficoltà e discriminazioni che, ancora, le donne incontrano quando scelgono di lavorare in ambienti prettamente maschili. Non è facile ma Paola Di Nino, giovanissima autrice alla prima esperienza editoriale, ci è riuscita. Condannati a morte (Leone Editore, pp. 117, € 9,00) è un romanzo intenso e toccante, poche pagine in cui si concentrano, ben pressate fra di loro, emozioni contrastanti e profonde riflessioni sul valore della vita e della dignità personale. In un’Italia del futuro, forse in un futuro neanche troppo lontano, esasperata dall’incedere del crimine e della violenza, dalla confusione sociale e dal decadimento di alcuni fondamentali valori, in cui viene istituita la pena capitale una donna, sola, si trova ad affrontare tutto questo: una giustizia accecata, che è passata da un estremo, troppo permissivo, all’altro, troppo coercitivo e inflessibile.
La narrazione scorre veloce, velocissima, e non credo che, vedendo ciò che i Tg e le televisioni ci propongono ogni giorno, la scelta di due personaggi di origine turca, sia casuale, anzi. L’autrice mostra grande sensibilità e una spiccata propensione nella descrizione di sentimenti e situazioni particolari che colpiscono e fanno riflettere; peculiare è anche la mancanza di dialoghi diretti fra i personaggi, preferendo quindi dare spazio a emozioni, descrizioni, mai prolisse, e alla successione logica degli eventi. Un pregio che però, in alcune parti del romanzo, ho considerato quasi un difetto perché, a mio avviso, avrei preferito che alcune parti cruciali della storia, alcune scene, alcuni passaggi, alcune situazioni fossero state approfondite, ampliate, narrate con maggior enfasi, per permettere al lettore di vivere appieno il dramma e l’impatto che questa storia ha sulla vita dei protagonisti.
Un libro che si legge d’un fiato, ma che rimane dentro, nel cuore del lettore, per un bel po’ di tempo. Cinzia Ceriani