Chimere di J. Bernlef (Fazi, pp. 168) è un romanzo che affronta un tema delicato con una lucidità e una naturalezza assoluta, sincera, e una penna chirurgica. Considerato uno dei romanzi più importanti del ‘900 olandese, l’autore è in grado di accompagnare, passo passo, il lettore nella discesa verso l’oblio del tempo di Maarten, il protagonista. Un uomo anziano che, giorno dopo giorno, in maniera del tutto inconsapevole e involontaria si ritrova a vivere nella prigione della sua mente, le cui pareti sono sempre più strette, instabili ed evanescenti. Insieme ai suoi ricordi, ormai sempre più confusi, se ne vanno anche interi pezzi della sua vita, non solo mentali e psicologici, ma anche emotivi e fisici.
Cosa sono, dunque, le Chimere di cui si parla nel titolo? Per gli etruschi la Chimera simboleggiava il sacrificio per il viaggio nell’aldilà, ma è anche, più comunemente associata a un’illusione, un qualcosa che sfugge e che per quanto lo si rincorre non si riesce a prendere. Esattamente come gli eventi e le esperienze della sua vita che Maarten cerca disperatamente di inseguire e riacciuffare senza successo.
Con la storia di Maarten e sua moglie Vera, Bernlef ci invita a riflettere sul significato profondo di perdere sé stessi, il contatto con la realtà e, di riflesso, il rapporto, così come lo si è sempre conosciuto, con i propri cari. È un lento e inesorabile stillicidio interiore ed esteriore impossibile da fermare e che si porta via, per sempre, intere esistenze. Confonde i nomi e gli eventi. È la malattia dell’età che avanza, della vecchiaia, direbbe qualcuno. Sì, forse, ma è anche un destino che trascina con sé chiunque gli sia accanto. Vivo e palpabile è il senso di impotenza di Vera davanti all’altrettanto viva e concreta caduta e scomparsa dell’uomo che amava e con cui ha condiviso decenni di vita insieme.
E quindi ci si chiede: cos’è più crudele, svanire piano piano senza rendersene quasi conto o vedere la persona che ami perdere sé stesso e infine dimenticarti, almeno in parte, senza che tu possa fare nulla? È più dura la consapevolezza dell’inevitabile o la certezza che, purtroppo, non è possibile affrontare tutto ciò da soli? Poche pagine per esprimere tanto, senza mai indorare la pillola o omettere scomode verità, sempre con estrema eleganza e tatto.
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Cinzia Ceriani
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