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Portami a casa di Sebastian Fitzek

Psicotico, disturbante e delirante. Ma probabilmente l’aggettivo che meglio si adatta all’ultimo thriller del tedesco Sebastian Fitzek, Portami a casa (Fazi, pp. 360), è diabolico. A tratti assurdo e assolutamente improbabile, Fitzek è molto abile a manipolare la psicologia e gli stati mentali alterati per creare realtà fittizie, confondere il reale con l’irreale e sfumare il confine tra bene e male, giustizia e vendetta. Se devo essere onesta, non tutti i dettagli, anche a lettura terminata, mi risultano chiariti, ma forse è un po’ il gioco a cui l’autore vuole “sfidare” i suoi lettori, ponendoli sullo stesso piano psico-emotivo su cui fa muovere i suoi personaggi.

Crudo, crudissimo in alcune scene (tanto che mi sono rimaste ben stampate nella testa), il romanzo, così come la scrittura di Fitzek, non lascia scampo. È difficile credere che ciò che avviene all’interno di questa storia sia in un qualche modo plausibile ma, ricordatevi: stati mentali alterati. Dolore. Disperazione. È questo il motore che muove i fili della trama e il modo in cui ogni singolo pezzo, ogni singolo colpo di scena viene rivelato è qualcosa che, almeno a me, ha lasciato davvero di stucco.

Di contro, non credo sia un thriller adatto a tutti. In esso, infatti, vi è nascosta anche la “richiesta” di una buona dose di empatia. È complicato a volte farlo con “i buoni”, figuriamoci con gli altri: chi non lo è o, peggio ancora, chi si ostina a rimanere in bilico, sospeso nel “sì però forse” e coloro che, seppur consapevoli, scelgono di non prendere posizione, gli ignavi, per dirla alla Dante Alighieri, o propendono per la via più semplice perché meno impegnativa.

Con questo libro ho di sicuro rivalutato Fitzek. In passato, Il ladro di anime non mi aveva convinto molto, anzi non mi era piaciuto proprio per niente, tanto che avevo deciso di accantonarlo come autore. E invece eccomi qua, a continuare a pensare a quest’ultimo suo libro anche a distanza di giorni, al modo in cui ha incastrato i vari eventi, alla genialità dell’espediente telefonico (se lo leggerete, capirete) a Jules e a Klara, i suoi protagonisti, e ad alcune scene, come dicevo, ben precise che non posso chiaramente rivelare. Per chi non ci è abituato, da avvicinare con cautela.

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Cinzia Ceriani

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