Più che un romanzo è un delirio. Vertigine di Frank Thilliez (Fazi editore, pp. 312) è un thriller psicologico molto tosto e con alcune scene non facili da digerire per chi ha una certa sensibilità. È una storia, la sua, che sa tenere il lettore costantemente sulle spine, ansioso di sapere, capire cosa sta realmente succedendo e perché. Una smania che incita continuamente a voltare pagina, un desiderio che mantiene sempre alta la tensione. Sembra che lo svolgersi della storia sia lento, in realtà è l’esatto opposto.
A essere onesti, il plot della storia non è del tutto nuovo (e quando si arriva alla fine lo si noterà chiaramente), già altri autori hanno sfruttato in passato gli escamotage e gli impianti narrativi presenti in questo volume, è di sicuro qualcosa di già visto e già letto, ma ciò che lo rende diverso e accattivante è il ritmo, sempre alto e sempre costante, l’abilità dell’autore di rendere reali gli inquietanti eventi descritti: precisi, d’effetto e concisi, al limite del chirurgico. È uno stile, un modo di raccontare che dà la scossa ed è in grado di accompagnare, passo dopo passo, il lettore nell’abisso. Fino in fondo. Apnea. E poi si risale. E lo shock è incredibile. Mi piace leggere thriller, è un genere che adoro da sempre e rarissime volte, forse tante quante sono le dita di una mano, ho trovato un romanzo così negli ultimi anni. È la mia prima esperienza di lettura con Thilliez e credo proprio che andrò a recuperare anche i precedenti libri. Dite che sto esagerando? No, assolutamente, fidatevi. Tutto il successo che Thilliez sta riscuotendo è più che meritato.
Non vi anticipo nulla della trama, non posso, non è nemmeno concepibile (tanto la trovate sul web), vi dico solo di leggerlo se avete bisogno o voglia di qualcosa di forte che vi possa catturare e scuotere contemporaneamente. A patto che, ovviamente, non abbiate paura di toccare con mano il “baratro” (e se lo leggerete capirete perché ho scelto questo termine) dell’animo umano, del suo istinto di conservazione e di sopravvivenza; del suo oscuro e profondo “pozzo” (e anche qui capirete) di follia, rimpianto e senso di colpa.
Cinzia Ceriani