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Il villaggio perduto di Camilla Sten

Ansia. Aspettativa. Trepidazione. Finalmente! Era da tempo che non incappavo in un thriller così accattivante, coinvolgente e assolutamente potente. Il villaggio perduto di Camilla Sten (Fazi Editore, pp. 360) è un romanzo che mantiene le promesse. Il ritmo serrato che lo contraddistingue non cala mai, neppure di una virgola, e l’autrice si è dimostrata abilissima nel saper mescolare e sfruttare elementi all’apparenza paranormali con ambientazioni spettrali, dal fascino misterioso e personaggi forse non caratterizzati al massimo delle loro possibilità ma che comunque funzionano e sanno far entrare i lettori all’interno della storia e renderli partecipi del dramma che ha coinvolto gli abitanti di un paesino minerario del nord della Svezia, che alla fine degli anni ‘50 sono improvvisamente spariti nel nulla, senza alcuna traccia o indizio, lasciando dietro di sé solamente il cadavere orrendamente sfigurato di una donna e una neonata, ancora viva, abbandonata sui banchi della scuola.

Unica discendente ancora in vita, che si è “salvata” perché la nonna, in giovane età si era traferita a Stoccolma, Alice vuole scoprire la verità sul destino del resto della sua famiglia e del villaggio, ma non sa, o forse non coglie i segnali, che c’è qualcosa di veramente inquietante e sinistro che ancora, a distanza di più di settant’anni, impedisce alla storia di concludersi. I colpi di scena si susseguono uno dietro l’altro e ognuno più incisivo e graffiante del precedente. Inaspettati e da cardiopalma.

È un thriller, sì, ma vengono anche trattati temi importanti come i problemi psichici e mentali e l’influenza negativa e manipolatoria in cui possono cadere persone che attraversano un periodo delicato, sono deboli, frustrate o disperate. Il potere del gruppo e la forza della resistenza.

Questo romanzo è un concentrato di emozioni che spinge, pagina dopo pagina, ad andare avanti e a divorarlo in pochissimo tempo. Forse il finale, dopo tutta la tensione vissuta e accumulata, lascia un po’ l’amaro in bocca, probabilmente perché ci si aspettava qualcosa di più eclatante e complicato. In ogni caso, leggetelo. Non ve ne pentirete nemmeno per un istante. 

Cinzia Ceriani

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