Quando si vive un trauma, quando si è coinvolti direttamente o indirettamente in una tragedia quel dolore, periodicamente, torna a galla. A volte sospinto verso la superficie da eventi esterni, altre a causa di un’emozione, un sentimento o anche un dettaglio, un minuscolo frammento, un colore, una parola che non c’entra nulla ma che in realtà fa riemergere il ricordo. Ragazze perdute – Gli ultimi giorni di Katy Skerl di Max e Francesco Morini (Paesi Edizioni, pp. 159) è un po’ questo, un true crime romanzato (ma attinente ai fatti di cronaca) in cui la componente umana occupa largo spazio, perché di largo spazio ne ha bisogno anche lei, Katy. Per essere ricordata, per non cadere nell’oblio delle “tante ragazze”, perché bisogna ricordarle tutte.
Interessante è il fil rouge che i due autori costruiscono per mettere in rapporto la vicenda di Katy con quella di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, un legame che ha quasi un sapore thriller, che vuole puntare i riflettori su un’intricata quanto plausibile relazione tra politica, Vaticano e criminalità organizzata. Ma… se non fosse questo? Se altro, invece, fosse accaduto? Cosa avevano visto o sentito queste ragazze? Perché proprio loro?
In queste pagine i due fratelli Morini raccontano l’assassinio di Katy, tutt’ora senza un colpevole avvenuto a Grottaferrata nel lontano 1982, con incredibile tatto ed empatia, riuscendo ad andare oltre, e di conseguenza a trascinare anche il lettore, i meri fatti giudiziari e a entrare nel cuore della vicenda. È come se questo romanzo-verità avesse restituito umanità a Katy, dignità alla sua figura e ai suoi pensieri, strappandola dall’immaginaria casellina numerata in cui è stata rinchiusa. Sono pagine dense di rimorso, di lacerante dolore e senso di colpa descritto con una penna fluida e incisiva, a volte toccante e provocatoria.
Un numero. Può una ragazza di diciotto anni brutalmente uccisa diventare un numero, un ricordo sbiadito? Essere ricordata solo perché “irrisolta”?
Forse queste sono solo domande mie, dubbi che mi sono nati nella testa dopo la lettura di questo testo, ma quante Katy ci sono in Italia? Troppe, forse.
Cinzia Ceriani