Recensione
Il minimalismo del minimalismo. E’ solo così che potrei descrivere la scrittura di Ellroy. Asciutta oltre ogni dire, telegrafica. Quasi “scheletrica”. Il suo è un noir d’altri tempi, come ce ne sono pochi, pochissimi ora e molto diverso da quelli moderni, che si collocano piuttosto a metà strada con un thriller. E ciò fa di Ellroy, a mio avviso, un autore non per tutti. Per gustarselo bisogna avere il palato fine, leggere tra le righe, interpretare e mai dimenticare che Ellroy ha vissuto a lungo nel lato oscuro, che lo conosce bene, sia indirettamente (a seguito delle conseguenze psicologiche derivanti dal brutale assassinio della madre quando lui era ancora un bambino) che direttamente (droga e reati minori che lo hanno portato più di una volta dietro le sbarre). A volte si fatica a capirlo, non perché la sua scrittura sia complessa, anzi, il contrario: è talmente semplice che fa scivolare via il significato di ciò che vorrebbe trasmettere. Questa raccolta è un noir che va oltre il tipico atto criminale: è personale, è psicologica, emotiva. Scava in profondità e porta a galla spine e veleni, fallimenti e contraddizioni, incertezze e paure. Da leggere con cautela.
Trama
Los Angeles, la metropoli corrotta, violenta, amata, scenario costante di tutta l’opera di Ellroy, è protagonista anche dei cinque racconti e del romanzo breve di questa raccolta. Il romanzo breve, che dà il titolo al volume, ha per protagonista Dick Contino, un fisarmonicista che Ellroy fa rivivere in una storia di amore e tradimento. E assieme a lui rivivono le atmosfere dei locali notturni degli anni cinquanta. Nei cinque racconti che seguono Ellroy riprende i temi portanti della sua grande quadrilogia. Sono storie violente e popolate di personaggi ai limiti della normalità, tutti oltre la soglia della legalità. Un ex detenuto in libertà vigilata che deve fare la guardia a un cane che vale venticinque milioni di dollari. Un investigatore con un’irrimediabile propensione per il laudano. Una prostituta con ansia di riscatto.