Questa volta sono davvero in difficoltà. Non mi capita spesso (per fortuna) di faticare a scrivere una recensione che dovrebbe essere più che positiva, eppure è così. Questo romanzo, questa storia, mi ha trasmesso talmente tanto, mi ha coinvolto, appassionato ed emozionato al punto tale che non so neppure da che parte iniziare per parlarne. E la cosa mi spiazza completamente. Se cercate una lettura intensa e folgorante, che vi catturi fin dalle prime pagine, questa è quella che fa per voi. Io l’ho amata, e credo che rientrerà tra le più belle del 2023. Ma attenzione però: Giù nel cieco mondo di Jesmyn Ward (NN Editore pp. 272) è un romanzo crudo e spietato che non fa sconti a nessuno, esattamente come l’uomo bianco e i negrieri non hanno mai fatto sconti di alcun tipo a nessuno di quegli schiavi che venivano strappati alle loro famiglie, ai loro cari, alle loro terre per essere condotti in catene a lavorare nei campi e nelle residenze dei ricchi proprietari terrieri del sud degli Stati Uniti. Lunghe ed estenuanti marce da un luogo all’altro, spesso fino a New Orleans lungo il Mississippi, legati tra loro, scalzi e con pochi stracci addosso, feriti, affamati e disidratati, torturati, picchiati, bruciati e uccisi, se non dalla fatica e dagli stenti, come punizione per un atto di ribellione, come ammonimento per gli altri. L’autrice racconta tutto questo, l’affannata e disperata ricerca della libertà della protagonista, Annis, una schiava, e la sua discesa all’inferno con uno stile feroce e schietto, arrabbiato e ruggente. Fa male, questo libro fa davvero male e non posso nascondere che in alcuni punti ho pianto e mi sono commossa. Volevo abbracciare Annis, consolarla, tenderle una mano. Il legame con sua mamma è qualcosa di meraviglioso, struggente e doloroso al contempo. La trama, poi, un chiaro e palese paragone della discesa negli inferi di Dante nella Divina Commedia, ha in sé qualcosa di mistico e spirituale. E come Dante era guidato da Virgilio, Annis si trova a seguire lo spirito guida che, con le sembianze di sua nonna, incarna una parte della natura, quella più incostante e ribelle, quella che non sta mai ferma ma che la aiuta e la sospinge, la sorregge e la incita. Uno spirito mutevole e a volte inaffidabile, ma sempre al suo fianco. C’è un prezzo da pagare per questo aiuto, è vero, ma Annis alla fine riuscirà, come Dante, a trovare le stelle e sé stessa.
Cinzia Ceriani