Appena l’ho visto questo libro mi ha subito incuriosita perché la trama mi ricordava il film con Jodie Foster, Flightplan, e, al contempo, mi rimandava alle atmosfere dell’enigma della camera chiusa. Ora che l’ho letto, sinceramente non so come inquadrarlo. Terrore ad alta quota (Newton Compton editori, pp. 256) di Heather J. Fitt è un testo che mixa, a mio avviso, diversi generi. Il thriller, il mistery e la commedia romantica (un po’ forse come la serie tv You ma meno strutturata e, naturalmente, su tutt’altro piano narrativo). Fabula e intreccio sono interessanti, di base, così come l’idea di partenza, ma vengono sviluppati in maniera piuttosto blanda e semplicistica, tutto sembra risolversi in modo troppo facile, in una nuvola di vapore che non lascia alcuna conseguenza e non genera tutta quell’adrenalina che, al contrario, mi aspettavo. Un po’ Agatha Christie e un po’ Felicia Kingsley (soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, della protagonista in particolare, Melissa), è un romanzo che va preso per quello che è, un buon libro d’intrattenimento senza alcuna pretesa, che a volte fa sorridere, a volte riflettere e a volte alzare un sopracciglio dubbioso per la situazione surreale che ci si trova davanti. Qualche punto in più lo acquista il finale che, seppur con qualche punto interrogativo, riesce a incastrarci uno di quei colpi di scena tipici del giallo classico.
Lo consiglio? Sì e no. Sì, se si vuole una lettura poco impegnativa e adatta a trascorrere qualche ora di relax per mettere il cervello in pausa. No, se si cerca un thriller “classico”, forte e dalle vibes ansiogene.
Cinzia Ceriani