Sofferenza, tanta, tanta sofferenza. Leggere questo romanzo equivale a provare un miscuglio di emozioni diverse e intense che si mescolano e si alternano tra di loro in un’altalena emotiva che va dallo spezza-cuore alla rabbia, dalla paura alle lacrime.
Le famiglie di Helga Flatland sono famiglie che lottano, tra di loro, tra i propri membri, e contro forze esterne. Sono famiglie comuni che hanno a che fare con i casi della vita, con le “nuove” società, con le scelte giuste e sbagliate. Se nel romanzo precedente, Una famiglia moderna, la lotta era contro i pregiudizi, in questo nuovo libro della scrittrice norvegese, Fino alla fine, (entrambi i romanzi sono editi Fazi) la battaglia si concentra contro la malattia, dall’esito inevitabile, e i rancori, alcuni di vecchia data altri no, che può creare, sollevare, riportare alla luce dal passato, accentuare e assottigliare. L’egoismo, il perenne contrasto tra la voglia di resistere strenuamente per distruggere la malattia e l’altrettanto forte voglia di arrendersi per non soffrire più, non far soffrire più e… liberarsi di un peso. Non è facile parlare di questo libro perché tratta un tema molto delicato, e in particolare non lo è per me, che mi sono ritrovata a vivere alcune sensazioni, alcuni sentimenti, alcuni pensieri. E per questo ho faticato a leggerlo. Per questo e per l’antipatia profonda che ho provato nei confronti di Sigrid, una donna cinica, egocentrica ed egoista che nemmeno davanti alla tragedia che ha colpito la sua famiglia, prima in gioventù e poi in età adulta, ha avuto la sensibilità di comprendere i comportamenti della madre, apportando giustificazioni che, in quel contesto, risultano solo puerili. Sì, la madre ha sicuramente sbagliato, ma per affibbiarle una reale colpa bisognerebbe soppesare la reale portata del “danno”, cosa che Sigrid non fa mai, rimanendo emotivamente distante da lei, ripiegata sul suo passato di adolescente trascurata anche se, in realtà e a ben vedere, non è stato proprio così, non tanto quanto lei ne è convinta almeno. Ci vuole cuore per leggere questo romanzo, tanto cuore e tanta sensibilità. È impossibile non empatizzare con i personaggi e il loro dolore, quello di Anne in particolare. Bello, doloroso ma bello.
Cinzia Ceriani