Recensione
E qua, sono sicura, mi tirerò le ire di più di qualcuno. Probabilmente ho scelto male io, essendo il primo libro della Jackson che leggo, forse avrei dovuto puntare su altro, non so. Fatto sta che, questo almeno, non mi è piaciuto, neanche un po’. Di inquietante e “sottilmente angosciante” in questa antologia di racconti non ho trovato nulla, solo situazioni insolite che si risolvono in bolle di sapone. Solo il primo racconto, che dà il titolo all’antologia, è davvero degno di nota, l’unico che mi abbia intrigata e mostrato la natura letteraria dell’autrice. Oppure sono io ad avere un concetto diverso di inquietante e paranoico. Può darsi. La seconda parte del volume, poi, raccoglie una serie di aneddoti, riflessioni e pensieri dell’autrice sulla scrittura, l’editoria e la famiglia che, per quanto interessanti, ho trovato poco attinente al resto. E’ come indossare una Nike e una Converse contemporaneamente sotto un abito da sera, come se avessero messo sullo stesso piatto due pietanze che non c’entrano nulla l’una con l’altra, senza alcun legame o punto in comune. In ogni caso ho apprezzato molto lo stile lucido e conciso della Jackson, la sua scrittura lineare e incisiva, incalzante. Quindi, prima di classificarla ufficialmente come “autrice che non fa per me”, ho deciso di leggere altre sue opere, giusto per avere un’idea chiara e non farmi condizionare da un libro secondo me poco riuscito.
Trama
«Senta,» disse Mr. Beresford «voglio scendere».
«Certamente» rispose l’autista. «Alla prossima fermata».
«Ne ha appena saltata una » disse Mr. Beresford.
«Non c’era nessuno ad aspettare» disse l’autista.
«E comunque non me lo ha detto in tempo». Mr. Beresford attese. Dopo un minuto vide un’altra fermata e disse: «Ecco».
L’autobus non si fermò, ma oltrepassò il cartello senza rallentare.
«Mi denunci» disse l’autista.
«Insomma, stia a sentire» disse Mr. Beresford, e l’autista gli lanciò un’occhiata; sembrava divertito.
«Mi denunci» ripeté. «Il mio numero è qui, su questa tessera».
«Se salta anche la prossima fermata,» disse Mr. Beresford «spacco il vetro della porta e chiamo aiuto».
«Con cosa pensa di spaccarlo?» domandò l’autista. «Con la scatola di cioccolatini?».
Un giorno, a metà degli anni Novanta, Laurence Jackson Hyman, il figlio maggiore di Shirley Jackson, apre la porta di casa e – sorpresa – si trova davanti una scatola di cartone senza traccia di mittente. Dentro, immediatamente riconoscibili dai fogli di carta gialla e dai caratteri della sua Roval, una messe di scritti inediti della madre, morta ormai da trent’anni. Da quell’imprevista cornucopia, e dalle successive ricerche nel suo Fondo presso la Biblioteca del Congresso di Washington, scaturirà nel 2015 un libro sorprendente, “Let Me Tell You”, definito «un revival di ‘Ai confini della realtà’».I molti e appassionati lettori di Shirley Jackson – che amava dire di essere una strega – saranno così felici di trovare, nella scelta che qui offriamo, comicissimi sketch familiari, stranianti conferenze sull’arte dello scrivere, nonché alcuni dei racconti più inquietanti che «la maestra di Stephen King» abbia mai scritto. E di provare di nuovo quell’arcano sentimento che proprio lei ci ha fatto conoscere così bene: l’angoscia che si insinua in noi nell’intravedere la presenza del Male.