Angela Carter non è un’autrice facile da inquadrare o etichettare, la sua capacità di narrare il lato “oscuro” della vita quotidiana, in quegli eventi che, nel bene o nel male, caratterizzano la persona è qualcosa di sorprendente, e ancora più sorprendente è il lento e operoso scoprire che gran parte di ciò che all’apparenza è ostile e inquietante alla fine si rivela l’esatto opposto. Il bizzarro poi, la quasi “cupa goffaggine” di certi personaggi e alcune situazioni conferisce a La bottega dei giocattoli (Fazi, pp. 238) quell’allure, quell’atmosfera da favola dark in grado di catturare e affascinare. Gli elementi ci sono tutti: tre fratelli rimasti improvvisamente orfani, uno zio orco, violento e vagamente psicolabile costruito a immagine e somiglianza del peggiore degli incubi a occhi aperti, proprietario di un negozio di giocattoli artigianali in legno, marionette e orologi a cucù talmente “ingombranti” con la loro tacita e ossessiva presenza da diventare dei nemici da distruggere, una zia che incarna lo stereotipo della perfetta prigioniera, una principessa succube dell’orco e, sullo sfondo, una Londra lontana e fumosa che sembra perseguitata da antichi fantasmi. È un romanzo che si presta a diverse chiavi di lettura, e probabilmente la più lampante è quella inerente la violenza domestica. Oppure, se gli si vuole dare un significato più metaforico e metafisico, per dirla alla Stephen King che di orrori e deliri se ne intende, è possibile rintracciare tra queste pagine quei demoni assolutamente reali che consapevolmente o meno siamo costretti ad affrontare faccia a faccia ogni giorno sul nostro cammino, dentro e fuori di noi, fisicamente ed emotivamente. La scrittura della Carter è meravigliosa, lirica e avvolgente, impreziosita da descrizioni e similitudini che sfiorano, con le immagini create, la poesia. Angela Carter sa incantare e conquistare, sa entrare nella testa del lettore e rimanerci, anche a lettura conclusa. Leggere questo romanzo è stato come leggere H. C. Andersen in salsa gotica. Un libro da non perdere per chi ama il genere, e anche per chi no. Un’autrice che non dovrebbe mancare in nessuna libreria.
Cinzia Ceriani