Recensione
Se il più recente Notturno islandese mi era piaciuto, questo mi ha colpito ancora di più. Ho trovato una trama ricca, articolata e molto ben congeniata: piccoli, perfetti pezzi di puzzle che restituiscono al lettore un giallo intelligente e non prevedibile, dove i personaggi si intrecciano e di slegano tra di loro a meraviglia. In apparenza la storia appare banale e “già letta”, ma dopo pochi capitoli lo scenario cambia e assume i tratti di un romanzo con tutte le caratteristiche al posto giusto, perfino nel colpo di scena finale. Stupende poi le arìtmosfere di un’Islanda impervia, difficile, aspra, stretta da una parte, a nord, dalla morsa del freddo vento che spira dall’Antartide e dall’altra, verso sud, soffocata dalla cenere di un vulcano in eruzione. Ghiaccio e fuoco che abbracciano un omicidio e un tema che ormai ho capito essere caro all’autore, la violenza sulle donne. Donne che però, fra le sue pagine, non sono sempre e solo vittime, ma anche e soprattutto donne forti, indipendenti, combattive e che non si arrendono, anzi, sono pronte a mettersi in gioco, a dare il loro contributo. Carismatico è infine Ari Þór, l’investigatore tanto intuitivo e perspicace sul lavoro quanto un semi disastro nella vita personale. Credo che ormai Ragnar Jonasson sia diventatouno no dei miei autori preferiti di giallo.
Trama
In un fiordo nel Nord dell’Islanda, in una bella giornata di giugno un turista alla scoperta delle meraviglie del paese finisce davanti a una casa solitaria, ancora in costruzione. A terra, accanto a un furgone, c’è il corpo immobile di un uomo sfigurato. Qualcuno lo ha ucciso con un’asse di legno. Il caso passa nelle mani della polizia locale e tocca ad Ari Þór fare ricerche sulla vittima. Si tratta di Elías Freysson, a detta di tutti «una persona a posto», un forestiero molto impegnato in attività benefiche e coinvolto nella costruzione del nuovo tunnel che spezzerà l’isolamento ma anche l’incanto di Siglufjörður.