Recensione
La prima cosa da segnalare è che a causa, o per merito, di questo romanzo ho acquistato altri due libri (Dasy Miller di H. James e La perla di J. Steinbeck). Io, lo sapete, non mi ritrovo molto nelle ambientazioni orientali, musulmane, ma mi ha colpito molto, e in senso positivo, il modo in cui l’autrice spiega, illustra e interpreta la realtà che sta vivendo (l’instaurazione della dittatura islamica e le relative restirzioni sociali e culturali ai danni delle donne che vedono sopprimere gran parte dei loro diritti) attraverso l’analisi di alcuni dei più grandi classici della letteratura occidentale: Nabokov, Fitzgerald, Henry James e Jane Austen in particolare. Usa la letteratura occidentale come una sorta di lente d’ingrandimento per la lettura del cambiamento orientale in corso nel tentativo di mantenere vivo il fuoco della cultura, della democrazia, del rispetto civile, morale e personale. E’ un romanzo a tratti duretto da digerire, devo dirlo, alcune descrizioni sono talmente incredibili da sembrare irreali. Inventate da una mente contorta. E’ un testo interessante, suddiviso in quattro macro capitoli che però a volte ho trovato un po’ troppo scolastico e saggistico. Due aspetti, questi, che uniti al tema centrale già pregno e non facile di suo, hanno reso la lettura a volte un po’ pesante e lenta. La scrittura è ricercata, precisa, erudita e in alcune pagine addirittura accademica, ma ben si bilancia con i fatti narrati e i flussi di pensiero contenuti.
Trama
Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell’impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d’amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.