Recensione
Romanzo fresco, leggero, che parla di amicizia e di legami che potrebbero superare non solo la prova del tempo, ma anche quella dello spazio e delle circostanze. Un romanzo che forse, almeno per me, non è tra i migliori dell’autrice svizzera. Benché breve, infatti, ho faticato a leggerlo; piatto, monotono, in realtà senza nulla di concreto da raccontare se non l’esperienza che centinaia di giovani, allora come oggi, compiono nel tentativo di crearsi un percorso di vita che li soddisfi e li faccia sentire realizzati. La trama è molto scarna, banale. la scrittura, al contrario, è semplice e lineare ma molto moderna, molto godibile da questo punto di vista, ed è l’unica cosa che salva questo libro.
Trama
Questo lieve e folgorante romanzo è il ritratto in movimento di un’inquieta e raffinata brigata di giovani artisti che, sul finire degli anni Venti, vivono con spregiudicata intensità i loro amori, desideri e turbamenti.
Bernhard, che studia musica e sogna di evadere da una realtà troppo ristretta, ne è il magnetico ma inconsapevole punto focale. Intorno a lui vortica una variegata esistenza corale alimentata da prove tecniche di storie d’amore e complesse dipendenze affettive, da generosi slanci e precarie velleità. Una giovinezza alla ricerca della propria identità, sia sociale che sessuale, e del proprio posto nel mondo, in un rocambolesco susseguirsi di viaggi ed esperimenti di vita tra Parigi, Zurigo, Berlino e Firenze.
Annemarie Schwarzenbach, con un’empatia e una freschezza irresistibili, mette in scena in presa diretta l’epopea della gioventù, mostrandoci cosa sia davvero l’età seria e libera del coraggio, degli entusiasmi da non tradire, delle scelte da non revocare, ma anche degli errori da perdonare. Un romanzo di insopprimibile vitalità.