Recensione
La Russia è stata un grande impero, un luogo che non solo gli uomini, ma anche le donne hanno contribuito a costruire. Elisabetta I, figlia di Pietro il Grande, e Caterina II in primis. Entrambe salite al trono grazie a furbizia e a un colpo di stato. Donne forti, decise e irremovibili, solide come il paese che rappresentavano. Questo romanzo storico racconta proprio di queste due donne: gli ultimi anni di regno di Elisabetta e l’ascesa al potere di Caterina, grazie anche all’intervento e all’amicizia di Varvara, figlia orfana di un rilegatore di libri che trova il suo spazio a corte come “lingua”, spia, della zarina. Intrighi sotterfugi, inganni, accordi segreti e tradimenti. Questi sono solo alcuni dei comportamenti con cui Varvara è costretta a imparare a vivere fin da giovanissima. Per sopravvivere. Essere amica di tutti e di nessuno. Ascoltare e riferire ogni sera alla sovrana ogni singolo aspetto, ogni parola sussurrata, stando ben attenta a non essere udita a sua volta da altre lingue. Quando dalla Polonia arriva Caterina, promessa in matrimonio al nipote di Elisabetta e suo successore al trono, anche lei impara in fretta l’arte di ingraziarsi la zarina. Romanzo scorrevole e accattivante, raccontato con molto “gusto storico”, realtà e fantasia si mescolano alla perfezione, in equilibrio, senza mai prevaricarsi. Ancora una volta, la storia dimostra come spesso siano le donne, sia quelle sul palco che quelle dietro le quinte, a tirare le fila e a decidere i destini di uomini e imperi, e di come sia possibile dal nulla arrivare in alto. Ma più in alto si arriva e più c’è il rischio di cadere.
Trama
Varvara Nikolaevna ha sedici anni quando diventa una “protetta della Corona”, una di quelle ragazze, orfane o abbandonate, al servizio dell’imperatrice Elisabetta Petrovna, la figlia minore di Pietro il Grande, salita al trono di Russia nel 1741. Orfana di un legatore polacco, svelta e già priva di tutte le illusioni proprie dell’adolescenza, abbastanza carina da doversi difendere da mille attenzioni nei corridoi del Palazzo d’Inverno, Varvara Nikolaevna rimarrebbe una delle innumerevoli e anonime ragazze del guardaroba imperiale, una goffa cucitrice vessata dalla capocameriera di corte madame Kluge, se non si imbattesse un giorno nel conte Bestuzev. Cancelliere di Russia e, secondo le voci ricorrenti tra le cucitrici, uno degli uomini che riscaldano spesso il letto di Elisabetta Petrovna, il conte cerca di non lasciarsi sfuggire nulla di ciò che accade nella residenza imperiale. Nella giovane Nikolaevna scorge una possibile portatrice della “verità dei sussurri “, la servetta capace di aprire cassetti nascosti, di staccare e ripristinare abilmente la ceralacca dalle lettere, di riconoscere all’istante libri cavi, bauli con doppi fondi, meandri di corridoi segreti. Dopo averla istruita all’arte di origliare senza farsi scoprire, le affida perciò il più delicato dei compiti: tenere d’occhio la principessa Sofia Federica Augusta Anhalt-Zerbst, la giovanissima tedesca scelta da Elisabetta come consorte dell’orfano di sua sorella, Karl Peter Ulrich, duca di Holstein, il quindicenne nominato principe ereditario…