Recensione
Forte delle recensioni che lo dipingevano come un thriller dai contorni forti, difficile da digerire per i contenuti, sono partita a leggerlo tutta pimpante ed entusiasta, aspettandomi chissà quali e quanti brividi… invece… invece niente. A più di metà libro ero ancora in attesa/ricerca di questi elementi così orripilanti e paurosi. Certo, gli omicidi efferati ci sono, ma nulla che sia peggio di ciò che si trova in tanti altri libri dello stesso genere letterario. Per tutta la prima parte, la storia ha avuto su di me un effetto soporifero, solo le ultime 50 – 60 pagine, a mio avviso, sono degne di nota. Qui l’autore si è giocato veramente bene l’effetto sorpresa legato al colpevole (mi ero fatta un’idea totalmente diversa). Una lettura piacevole, ma niente di particolarmente adrenalinico o spaventoso, anzi, ho trovato la trama piuttosto “comune”, sia tra i thriller nordici che tra quelli americani o inglesi.
Trama
Un navigato agente di polizia, a una settimana dalla pensione, si ferma davanti alla fattoria di un vecchio conoscente, nei dintorni di Copenaghen. Qualcosa non va. Un maiale morto lasciato lì. Non si fa così, in campagna. Apre la porta d’ingresso, socchiusa, con due dita, come nei film. Per vedere una cosa che non avrebbe mai voluto vedere: sangue, un cadavere mutilato, altri corpi da scavalcare. Cammina fino all’ultima stanza, dove centinaia di omini fatti di castagne e fiammiferi – infantili, incompleti, deformi – lo guardano ciechi. Stravolto, si chiude la porta alle spalle, senza sapere che l’assassino lo sta fissando. Così si annuncia, spaventosa, la storia dell’Uomo delle castagne, un thriller di grande livello, il primo romanzo di Søren Sveistrup, autore della serie tv The Killing – il cult mondiale che ha appassionato milioni di spettatori – e sceneggiatore dell’Uomo di neve, il film tratto dal romanzo di Jo Nesbø. Un’invenzione narrativa complessa, un assassino disumano che si muove nel fondo di questo libro con una cupezza senza eguali, un’indagine condotta con angosciata bravura da due detective – uomo e donna, lui e lei – costretti a scendere mille gradini per comprendere come un’ossessione perfetta può deviare la mente di un individuo. Nemmeno Hitchcock. Perché poi un grande thriller nasce soltanto da un magnete, un chiavistello del male che attira, che vi attira inesorabilmente là, nella stanza degli omini che dondolano. Un capitolo vi lascerà il gusto di essere su una pista possibile e il seguente vi dirà di cambiare strada. Perché l’Uomo delle castagne ha pensato a tutto e ricorda ogni cosa. Gli altri, finti innocenti, hanno dimenticato.