Home » La moglie del colonnello di Rosa Liksom

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Recensione

Una storia di violenza, una storia di rinascita. Rosa Liksom racconta la travagliata vita della scrittrice lappone Anniki Kariniemi (1913 – 1984). La morsa del nazismo sulla penisola scandinava e in particolare sulla Lapponia, che credeva di aver trovato, a torto, nei tedeschi un alleato utile a riscattare la sua indipendenza e il suo valore come Terra e come popolo; le grinfie di un marito feroce, violento e fedifrago, frustrato dal naufragio del nazismo e dei suoi piani ad esso legati, un compagno che priva, nel modo più brutale, della maternità la donna che gli sta accanto; lo strazio del ricovero in quelli che all’epoca erano manicomi. E poi… e poi la fine della guerra, la fuga e il divorzio, l’amore e il rispetto ritrovato grazie ad un ragazzo troppo giovane, che mai, però, l’abbandona sul serio. Con la sua semplicità nel raccontare, il suo stile pulito e diretto, l’autrice ha dato origine a pagine profonde e colme di dolore, ma anche di determinazione e voglia di combattere. Sono quasi commoventi le pagine finali, la pace che finalmente la protagonista raggiunge. La lettura scorre via veloce, righe, paragrafi e capitoli li si divorano senza neppure accorgersi. Scarse sono le descrizioni dei luoghi lapponi e scandinavi, ma si riesce comunque a percepire la loro durezza. Gran bel libro davvero. Da tempo lo desideravo e ci sono girata attorno. Ne valeva la pena.

 

 

 

Trama

Lapponia, notte. Davanti al caminetto, una donna ripercorre la lunga vita che ha alle spalle: in primo piano la sua lacerante storia d’amore, sullo sfondo oscure pagine di storia della prima metà del Novecento, quelle di una Finlandia schiacciata tra Russia e Germania. Per lei che, bambina negli anni Dieci, ha respirato in famiglia il nazionalismo anticomunista dei «Bianchi» e ha imparato ai campi estivi delle volontarie per la patria la lezione sciovinista e maschilista, il passo per infatuarsi del nazismo è breve. Ed è facile trovarne poi l’incarnazione erotica e sentimentale nel ricco, potente e autoritario Colonnello, molto più grande di lei e conosciuto dal padre in Germania, quando là ci si addestrava in segreto per combattere i russi. Le voci di abusi e stupri che lo accompagnano non la scoraggiano: come una creatura selvaggia delle sue amate paludi lapponi, è felice di abbandonarsi all’ebbrezza d’amore e al proprio naturalistico, vitalistico eros. Ma il lungo fidanzamento sarà solo l’apice euforico di una parabola che dopo il matrimonio inevitabilmente precipiterà. Riportata con la cruda, accurata, spiazzante sincerità di una donna ormai anziana che nella vita ha trovato la sua libertà tanto nella natura quanto nella scrittura, la traiettoria personale si snoda tra figure e fatti storici delle tre guerre finlandesi collegate alla Seconda guerra mondiale: militari, intellettuali germanofili, Himmler e Hitler in persona, gli orrori dei lager e della Polonia occupata del ’39. Tutto il male sfilò sotto i suoi occhi immaturi di un tempo e tutto il male è riconsegnato intatto da una donna che, con la sua complessità umana, cerca ora di dare un senso alle sue ferite e a quelle di una nazione.

 

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