Recensione
E’ come se ci fosse una presenza che aleggia su Wakenhyrts. Una presenza oscura, malvagia, subdola e incline a colorare di austerità, paura e oppressione personaggi e ambientazione. Malinconia e tristezza. E’ quasi essa stessa un personaggio che si colloca a metà strada tra l’assidua osservanza delle “leggi” socio-religiose e le antiche superstizioni e credenze popolari tipiche delle paludi e delle brughiere inglesi. Entrambe insensate, contradditorie e crudeli. La vita di Maud trascorre solitaria e colma di delusione, stretta nella morsa di un padre ossessivo, assente e misogino, un amore perduto , una palude da preservare, essa stessa parte fondamentale del romanzo, e la storia incredibile e folle di un quadro medievale che raffigura il demonio. Tutta la storia ruota attorno ad essi: la palude e il quadro. L’atmosfera è cupa, chiusa e per certi versi il romanzo mi ha ricordato Shining, soprattutto nella seconda metà, e un po’ Teresa Requien per il tormento della colpa. E’ solo verso il finale, negli ultimi capitoli, che il libro, la storia, cambia totalmente registro e si inizia ad intravedere un po’ di luce. L’atmosfera, le sensazoni, la narrazione, tutto cambia e assume un altro aspetto, un altro significato. E’ un romanzo molto particolare, che scorre via capitolo dopo capitolo con molta facilità. Coinvolgente e appassionante. Non potrete non innamorarvi di Maud, non soffrire con lei. Consigliatissimo.
Trama
A Wakenhyrst, un minuscolo borgo del Suffolk, sorge Wake’s End, un maniero dai tetti dissestati spruzzati di licheni arancioni e dalle finestre che si fanno a stento largo tra l’edera. Un posto fuori dal tempo, reso ancora più tale dalla Palude di Guthlaf, la landa selvaggia e intrisa d’acqua che circonda la tenuta. A Wake’s End, un tempo, vivevano Edmund Stearne, ricco proprietario terriero e stimato storico, e sua figlia Maude. Ma nel 1913 la sedicenne Maud Stearne vide il padre scendere i gradini con un punteruolo da ghiaccio e un martello da geologo e massacrare la prima persona che gli capitò a tiro nel modo più assurdo e raccapricciante. Internato in un manicomio, Edmund Stearne dedicò il resto della sua vita alla realizzazione di tre sbalorditivi dipinti. Opere che paiono uscite da un incubo: grottesche, macabre, malvagie… Opere che celano la chiave dell’omicidio? Nel 1965, per rispondere a questa domanda, la storica dell’arte Robin Hunter decide di contattare e interrogare l’ormai anziana Maude. La ricerca della risposta, tuttavia, trascina con sé altre domande. I fatti del 1913 hanno forse a che fare con il rinvenimento di uno spaventoso dipinto medievale chiamato l’Apocalisse, scoperto da Edmund nel camposanto di Wakenhyrst? E i diavoli raffigurati nella pala… sono loro la causa dell’inspiegabile e improvvisa perdita di senno dell’irreprensibile e stimato storico? O a farlo precipitare nel baratro della follia sono stati invece i demoni del suo passato?