Home » Storia di Asta di Jon Kalman Stefansson

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Recensione

Prosegue la mia scoperta degli autori nordici, e devo dire che mi sto appassionando molto. Con questo libro l’autore, J.K Stefansson, mi ha catapultata nell’Islanda degli anni ’50, un’isola abitata da persone difficili, diffidenti, aspre e dure, che rispecchiano in pieno il terriotrio e il clima di questo luogo tanto particolare. E’ stata una lettura strana, nel senso che è stata, in alcuni momenti, molto impegnativa e che mi lasciava sempre in bilico, sul filo del rasoio, indecisa se continuare o no, confusa e disorientata dall’impostazione non proprio lineare dell’impianto narrativo, eppure, allo stesso tempo, non riuscivo a concepire, e a concretizzare, l’idea di abbandonare la lettura. Ero incuriosita, volevo vedere dove andava a parare e… ragazzi, quanto ho sofferto per il povero Josef! Lacrime a non finire! C’è molto da dire e non è un romanzo semplice. Come avete ormai capito, la struttura narrativa è piuttosto articolata, “salta” da un punto all’altro a volte senza un reale motivo collegato. Ci vuole un po’ per entrare nel meccanismo (e qui sta la vocina, infida, che ti dice: “chi te lo fa fare… abbandona!” E invece no!), ho dovuto superare la metà del volume per farlo… ma quante emozioni mi ha regalato alla fine! Bel romanzo davvero. Impegnativo, ma ne vale la pena.

 

 

 

Trama

«Che altro è l’essere umano, se non desiderio?»

Reykjavík, primi anni Cinquanta. In un piccolo appartamento seminterrato Sigvaldi e Helga toccano il cielo con un dito abbandonandosi alla loro giovane e travolgente passione e decidono di chiamare la figlia Ásta. Ásta come una grande eroina della letteratura nordica, Ásta perché ást in islandese vuol dire amore. Sedici anni dopo Ásta scopre il sentimento di cui porta il nome in una fattoria negli aspri Fiordi Occidentali dove trascorre l’estate. Lo impara a conoscere dalla storia tormentata tra un uomo e una donna uniti dalla solitudine e divisi dalla dura vita contadina; lo impara a capire dalla vecchia Kristín che ogni tanto, al mattino, si sveglia in un’altra epoca del suo passato e può così rimediare ai rimpianti che le ha lasciato la vita; lo vive sulla propria pelle insieme a Jósef, il ragazzo che le cambierà l’esistenza. Eppure sono tutte promesse di felicità non mantenute ad avvicendarsi in questa impetuosa storia famigliare, segnata per sempre dal giorno in cui Helga si rivela uno spirito troppo libero e assetato di emozioni per non ribellarsi alla soffocante routine domestica e abbandonare marito e figlie, lasciando Ásta con un’inquietudine, un’ansia di fuga, una paura di seguire fino in fondo i propri sogni. In un romanzo lirico, sensuale e corale, che si compone a puzzle seguendo i ricordi dei personaggi e le associazioni poetiche dei loro sentimenti, Stefánsson racconta l’urgenza e l’incapacità di amare, la ricerca di se stessi nell’eterna e insidiosa corsa alla felicità, e quel fiume di desideri e nostalgia che accompagna il destino di ognuno, sempre pronto a rompere gli argini e a scompaginare un’esistenza.

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