Home » Più donne che uomini di Ivy Compton Burnett

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Recensione

Non mi è facile scrivere una recensione, per quanto mini, su questo romanzo, e non perché mi abbia colpito particolarmente o l’abbia trovato eccezionale, anzi, il contrario. Il libro è caratterizzato da uno stile ampolloso e ridondante costruito su molte chiacchere e pochi fatti, poca azione. I personaggi non fanno altro che parlare. Ho avuto l’impressione che l’autrice abbia voluto in un qualche modo “imitare” la Mrs Dalloway di Virginia Woolf, ahimé con scarsi risultati. Insomma, il romanzo mi ha annoiato e non sono proprio riuscita ad andare oltre il capitolo tredici. Ho faticato non poco a mantere la concentrazione, nonostante la tematica centrale: l’eterna lotta fra i sessi, e che poteva risultare molto più interessante. Josephin, la protagonista, è una donna razionale, all’apparenza fredda e distaccata, composta, che occupa un posto ben specifico nella comunità  e per questo è ligia al dovere, a tutti i costi e indipendentemente da ciò che accade. E’ la direttrice di un istituto femminile e sebbene dimostri attaccamento per il ruolo della donna in società, non prende mai, o quasi posizioni definitive, a volte si contraddice pure. Anche gli altri personaggi sono molto simili a lei: legnosi, rigidi, razionali. Non lo so, sinceramente non mi ha entusiasmato.

 

 

 

Trama

Con Più donne che uomini, uno dei suoi romanzi più apprezzati, torna nelle librerie italiane Ivy Compton-Burnett, grande autrice del Novecento inglese che ha raccontato i rapporti fra uomini e donne e le dinamiche familiari con uno stile unico e una sagacia senza pari, conquistando generazioni di lettori, ma soprattutto di lettrici.
In una prospera cittadina inglese a inizio Novecento, un grande istituto femminile è diretto da Josephine Napier, un generale ingioiellato: alta e austera, un viso regale, «vestita e pettinata in modo da esibire i suoi anni, anziché nasconderli». Impeccabile in ogni gesto e in ogni parola, è il punto di riferimento imprescindibile per tutti, le studentesse, il corpo docente e i suoi familiari: il marito Simon, oscurato dalla personalità della moglie, il figliastro Gabriel, il fratello Jonathan, vedovo calato nel ruolo dell’anziano zio e amante segreto ma non troppo di Felix Bacon, giovane sfaccendato. Al gruppo si unisce presto Elizabeth, una vecchia conoscenza di Josephine che viene assunta come governante e porta con sé la figlia Ruth. Le giornate sono scandite da una serie di rituali obbligati e da dialoghi in cui si dice tutto e niente, botta e risposta infiocchettati che in realtà nascondono universi interi. Finché un tragico evento inaspettato fa precipitare ogni cosa, dando vita a una reazione a catena che sconvolgerà le vite di tutti e porterà a galla il lato oscuro di ognuno. Nessuno è chi dice di essere, e dietro alla spessa patina del codice vittoriano si nascondono segreti celati per intere esistenze. Verranno fuori tutti, uno dopo l’altro.
Pagine indimenticabili e soppesate perfettamente, in cui l’umorismo pungente si mescola con la tragedia, e le piccole interazioni quotidiane con i grandi drammi della vita.

 

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