Descrivere la tipicità italiana, il suo modo di essere, la sua inerte pigrizia, il suo tipico, “massì, va bene così” attraverso l’unione di ironia, sesso e qualche scorcio di letteratura e cultura classica. L’accostamento, è vero, può apparire azzardato, leggermente inappropriato e assolutamente inconciliabile, ma alla fine, non è la stessa formula (quasi, diciamo molto simile) utilizzata negli anni ’60, ’70 e ’80 dalla commedia cinematografica italiana? E in fondo, non è questo che accade ogni giorno (l’altro ieri, ieri e oggi) in televisione o in politica, quando ad aggiudicarsi poltrone e seggi sono subrette, presentatori tv, porno star che vestono i panni del fervente difensore dei diritti di questo e di quest’altro pur senza mai arrivare ad un risultato preciso? All’italiano medio, si sa, è sempre piaciuta più la forma che la sostanza, l’apparire più che l’essere, il personaggio che la persona, e allora ecco che tutti questi elementi (e molti altri), tutto questo modo di affrontare la vita si concretizza nell’antologia del giornalista Gianluigi Gasparri, Pallide lussurie – Ironico eretico erotico (selfpublishing, pp. 204). Ventitré racconti autoconclusivi in cui l’affilata penna dell’autore non risparmia nessuno, uno sberleffo (il perché di alcuni riferimenti a temi di cultura classica) alla superficialità e all’ipocrisia che fanno da padrone nella società italiana e cristiana; si tratta di brevi frammenti umoristici e metaforici colmi di rimandi alle genti del Bel Paese, che di bello spesso ha solo i luoghi. Ad essere stuzzicate, sollecitate e sollevate, fra queste pagine, sono anche le contraddizioni, le doppiezze e i mali della chiesa, che predica bene e razzola male, molto male, con buona pace degli appassionati cattolici che si scandalizzerebbero non poco nel leggere alcuni di questi racconti, e poi la tristezza che permea certe vite al limite per le quali non basta un piccolo o grazioso orpello per essere migliorate. Non vengono dimenticate, da Gasparri, neppure le manie e le perversioni di taluni individui, la furbizia e la ricerca di denaro facile da parte di donne che non hanno la minima intenzione di rinunciare a niente per nessuno. Di certo, questo testo non è una lettura fruibile a tutti, bisognerebbe avere una mente aperta per leggere e capire questi scritti senza giudicare e, sarò ripetitiva ma si sa, l’apertura mentale non è fra le nostre maggiori qualità. Sempre su quest’ultima affermazione, inoltre, elemento non di poco conto è lo stile adottato dall’autore. I racconti sono fluidi e lineari, rispettano benissimo le regole standard dell’impianto narrativo, ma la punteggiatura risulta altalenante e le virgole mancanti in molti punti, rendendo la lettura un po’ troppo veloce, senza pause, non si riesce a tirare il fiato. È da leggere quindi questa antologia, mi chiederete? Sì, se siete disposti a togliervi le fette di salame dagli occhi.