Autore: Guillermo Arriaga
Genere: narrativa
Prezzo: € 17,00
Prezzo ebook: € 9,99
Data pubblicazione: marzo 2018
276 pagine circa
Editore: Fazi Editore
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Trama
In una Città del Messico affascinante e oscura, le vite di tre amici si intrecciano in maniera inestricabile sullo sfondo urbano della metropoli. Gregorio, che soffre di schizofrenia e a ventidue anni si uccide con un colpo di pistola; il suo migliore amico Manuel, perseguitato dal ricordo della malattia mentale di Gregorio, dallo spettro di un’amicizia tradita, dal mondo di violenza e di ossessione che circondava la vita dell’amico suicida; e la misteriosa Tania, ex fidanzata di Gregorio con cui Manuel ha una tormentata relazione. Giovani alla deriva, che cercano disperatamente un appiglio nel mare mosso della vita. Scritto con l’agilità di un copione cinematografico, Il bufalo della notte è un emozionante romanzo dalle tinte notturne, una storia ai confini della delinquenza e della normalità, il racconto di un rapporto viscerale di amore e amicizia che sopravvive alla morte. Pochi scrittori al mondo sanno trattare le emozioni e i sentimenti forti e violenti come Guillermo Arriaga, pochi scrittori sanno affrontare con tale potenza narrativa il lato più oscuro dell’esistenza umana e allo stesso tempo illuminarla della luce della speranza e del perdono.
Dall’autore di Amores Perros, 21 grammi e Babel, un grande romanzo sulla vita ai margini della società e sulla violenza dell’amore.
Guillermo Arriaga
Guillermo Arriaga nasce nel 1958 a Città del Messico in un quartiere popolare molto violento. A tredici anni perde l’olfatto per le botte prese, ma molti anni dopo sostiene che la strada, così come la caccia, sua altra grande passione, è stata per lui fonte di vita ed esperienza. Guillermo da piccolo non legge romanzi, ma enciclopedie e libri di storia. Alla scuola secondaria studia teatro e più tardi si avvicina alla letteratura, folgorato da Il vecchio e il mare di Hemingway. Comincia a scrivere per compensare la sua timidezza e insicurezza, e, a partire dagli anni universitari, quando gli viene diagnosticato un grave problema cardiaco che gli fa temere la morte, intensifica la sua attività nella speranza di scrivere un’opera che gli sopravviva. Affianca alla scrittura il lavoro di insegnante alla Universidad Iberoamericana de México, attività che porta avanti per vent’anni. Si definisce un cacciatore che scrive e sostiene di scrivere libri come chi lancia messaggi in bottiglia nel mare, con la rara speranza che arriveranno a qualcuno. Nel 1991 pubblica Pancho Villa e lo Squadrone Ghigliottina. Tre anni più tardi esce Un dolce odore di morte e nel 2000 esce Il bufalo della notte e la raccolta di racconti Retorno 201. Del suo lavoro dice: «Credo che l’obbligo del romanziere sia quello di recuperare il senso della morte per fare omaggio alla vita». È come scrittore e non come sceneggiatore che si avvicina al mondo del cinema, ed è il lavoro in questo campo che gli dà fama internazionale. Riceve riconoscimenti dalla critica la sua collaborazione con il regista Alejandro Gonzaléz Iñarritu per il quale scrive Amores Perros (2000) che vince il Gran Premio della Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes 2000, 21 Grammi (2003), interpretato dai premi oscar Benicio Del Toro e Sean Penn, che vince il British Awards come migliore sceneggiatura. Con Le tre sepolture di Tommy Lee Jones, vince la Palma d’Oro per la sceneggiatura al Festival di Cannes 2005 mentre Babel (2006), per il quale scrive la sceneggiatura per la regia di Alejandro Gonzaléz Iñarritu, è il film vincitore della Palma d’Oro per la regia al Festival di Cannes 2006, oltre ad aver ricevuto la nomination all’Oscar per la sceneggiatura. Guillermo Arriaga è anche regista di documentari e cortometraggi ed è produttore di programmi radio e televisivi. Temi costanti del suo lavoro sono le contraddizioni umane, il potere della vita, la forza dell’amore e la costante presenza della morte. In merito ai rapporti tra Messico e Stati Uniti Arriaga afferma: «Nel 2050 i latinos saranno più degli anglos. Washington dovrà accettare questo. E dovrà accettare che noi messicani abbiamo prestato agli Usa gran parte del loro territorio (Texas, California, Colorado, New Mexico, Arizona), e che prima o poi ce lo riprenderemo. Forse lasceremo il Texas a Bush. Ma ci terremo Disneyland».