Ho aspettato tanto, per l’esattezza quasi un anno, per leggere il secondo capitolo della saga di Emmy Laybourne e ne è valsa la pena. Se il primo volume mi aveva conquistato, L’esercito dei 14 bambini – cielo in fiamme (pp. 282, Newton Compton editori) non è stato da meno e non ha deluso le mie aspettative, l’ho letteralmente divorato, pagina dopo pagina, in appena tre giorni. Con una scrittura accattivante e coinvolgente, la narrazione alterna il punto di vista dei due fratelli protagonisti delle vicende narrate. Dean rimasto, alla fine del libro precedente, all’interno del supermercato con Astrid e alcuni bambini e Alex, avventuratosi con Niko, Josie e altri bambini a bordo del pulmino nel pericoloso mondo esterno, reso ormai invivibile e altamente nocivo a causa delle esalazioni chimiche che impregnano l’aria a seguito di un esperimento congiunto fra Stati Uniti e Canada finito male. Suspense, adrenalina e continui colpi di scena sono gli ingredienti principali di questa storia tanto realistica quanto possibilmente plausibile. Nel tipo di società in cui viviamo, infatti, dove i grandi della terra si divertono a giocare a “chi ha il bottone dell’atomico più grande”, aziende chimiche e centrali nucleari che sfidano ogni giorno la capacità e la competenza umana, ma anche la fortuna, non è difficile immaginare, se qualcosa dovesse andare storto, uno scenario come quello descritto e prospettato fra queste pagine. Terrifico. Il ritmo è un continuo crescendo, le situazioni e le emozioni vissute dai protagonisti in costante evoluzione tra paura, ansia e speranze a volte disilluse e a volte insperabilmente realizzate. Le immagini sono rese, dall’autrice, con una lucidità narrativa assoluta, chiara, limpida, diretta e “spiccia” utilizzando un linguaggio semplice, scorrevole e conciso, privo di fronzoli, adatto insomma alla storia, nessun giro di parole, nessun “infiocchettamento”. E’ un distopico davvero alternativo, come già sostenevo nella recensione del primo volume, tanto che distopico forse non è neppure la categoria giusta in cui farlo rientrare, probabilmente si adatterebbe di più ad un sci-fi. E il finale, poi? Sembrava tutto concluso, ma la parola fine invece non è ancora stata scritta. Consigliato a chi cerca una lettura adrenalinica e inusuale senza rinunciare all’elemento fantascientifico o “catastrofico”.