Il nuovo romanzo di Paola Cereda, Confessioni audaci di un ballerino di liscio, (pag. 201, ed. Baldini&Castoldi) è un libro pieno di vita e di vite, inumidite dall’acqua che si è riversata nel Polesine con l’alluvione del ’51, ma allo stesso tempo brucianti per la carica che il ballo dona loro. A Bottecchio sul Po ( paese inventato, ma non troppo ), si festeggiano i 50 anni della balera Sorriso dancing club, gestita da Frank Saponara, che il padre ha tentato inutilmente di far diventare campione di liscio. Tante donne hanno affollato la sua vita, ma Frank non le ha mai capite fino in fondo, nonostante i preziosi consigli datigli dalla guardarobiera del locale, la Beltra. Uno dei temi che balza all’occhio e colpisce fin da subito è il parallelismo tra ciò che succede nella pista da ballo e nella vita quotidiana: “le coppie partivano alla conquista del loro metro quadrato, due passi a destra e due a sinistra, ed era tutto un incollarsi di camicie e gomiti e petti e sguardi in quel luogo così speciale che è la pista, dove la vita rinuncia a presentare il conto, anche per una sera soltanto”. Nel ballo, come nella vita, infatti, è necessario trovare l’equilibrio ritmico col proprio partner e cercare di mantenerlo, adeguando i passi alla musica, tra sogni e giravolte inebrianti, tenendo sotto controllo la giusta distanza tra l’abbraccio e la separazione, in armonia e nel rispetto degli spazi di chi gira con noi e attorno a noi. Alla lussuosa festa organizzata da Frank, compaiono le tre ballerine che più hanno avuto rilevanza nella sua vita: Ivana, con cui ha mosso i primi passi fin dalla tenera età, Kristelle e Barbara. Frank, attraverso la loro presenza, si rivede adolescente, poi giovane uomo, infine adulto maturo, cresciuto però solo professionalmente, nella gestione di cantanti e orchestre, ma non in quella dei propri sentimenti e delle domande profonde sul senso dell’esistenza e dell’amore, che tiene a bada con bicchieri di gin tonic quasi liscio. Il protagonista, dall’apparente vita affettiva soddisfacente, con una donna dopo l’altra, rimane rintanato nell’accogliente grembo materno del Sorriso, riflettendo sull’incapacità di legarsi. Per lui la balera e tutta la varia umanità che vi si ritrova sono la chiave per comprendere il mondo. La vicenda di Frank, raccontata dall’autrice attraverso una piacevolissima scrittura ritmata e matura, variopinta con alcune azzeccate inserzioni dialettali e leggermente ironica, è profondamente scossa dalla morte di Vladimiro Emerenzin, un amico stretto, non un grande ballerino, “soprattutto quando esagerava con il bianco leggermente mosso”. Considerato “’l Mato” del paese, Vladimiro gestiva abusivamente un tratto di spiaggia lungo il Po, disseminandovi le sue famose “pietre del buon consiglio”. Viene ritrovato privo di vita con in mano un ingresso omaggio per la festa del locale, su cui ha lasciato una traccia, scrivendo la parola “afrore”. Sarà così occasione per Frank, guidato dall’indizio del caro matto-poeta, di ricostruire la sua vita sentimentale attraverso la memoria olfattiva, arrivando a comprendere il passato, e i relativi errori commessi, per prendere la decisione fondamentale circa il proprio futuro amoroso. Un romanzo appassionante, che trascina dalla prima all’ultima pagina, coniugando con sapienza e, soprattutto, originalità, i temi dell’amore, del ballo e dell’odore della vita quando scorre.
Lara Massignan