Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ed è qui che vi voglio. Il romanzo d’esordio di Francesca Persico, Il principe delle ombre (Lettere Animate, pp. 314), è un mix. Un fantasy con elementi pescati da diversi generi letterari, thriller, soprattutto all’inizio, paranormal e romance con sfumature religiose che, forse perché intrecciati fra loro abilmente, in modo fluido e credibile, non forzato, funziona. Nonostante alcune ingenuità di fondo, sia stilistiche che di contenuto, personalmente non sono molto amante delle situazioni in cui la voce narrante, che in questo caso coincide con la protagonista, si rivolge direttamente al lettore in quanto ricorda molto stili narrativi ormai superati, tipici di alcuni romanzi ottocenteschi e, soprattutto, tende a porre il lettore su un piano distaccato rispetto alla storia, ho trovato molto originale l’idea di fondo del romanzo, ovvero la contrapposizione fra l’incarnazione, frutto chiaramente dell’unione di demoni con dei mortali, dei sette peccati capitali e le quattro virtù cardinali. L’eterna lotta fa bene e male, i cui confini non sono mai del tutto netti, qui si fa ancora più delicata e feroce allo stesso tempo. I personaggi sono ben strutturati e delineano perfettamente, sia da un punto di vista fisico che psicologico, il peccato o la virtù che rappresentano, anche se purtroppo i due protagonisti, Cassie e Rio, sono rimasti imbrigliati negli stereotipi. Infatti, per quanto irriverente, indipendente e ironica sia Cassie, alla fine, a ben guardare, rimane comunque incastrata nel ruolo della “perfetta damigella in pericolo da salvare”, quando invece sarebbe risultato forse più interessante accentuare quella vena di umana debolezza che è propria di ogni mortale. Chiaro che così facendo probabilmente il finale avrebbe potuto avere un esito diverso. Stesso discorso vale per il suo contrapposto maschile, Rio, il bello e dannato che, nonostante tutte le sue “imperfezioni”, umane e demoniache, cerca di combattere la sua reale natura e veste i panni del “cavalier servente” per correre in aiuto della sua damigella. Purtroppo però, come spesso accade, nei romanzi come nella realtà, l’amore non può tutto e chi ne afferma il contrario è un idealista ormai senza speranze. Il finale, dunque. Amaro, forse inaspettato per gli amanti del genere, ma che fa, spero, presumere un seguito.
Cinzia Ceriani