Home » Recensione: Le nostre anime di notte di Kent Haruf
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E’ facile farsi trasportare dalle emozioni suscitate da Le nostre anime di notte di Kent Haruf (NN Editore, p. 176), poco più di un centinaio di pagine che racchiudono un mondo di desideri e sentimenti che non si esauriscono solo perché gli anni passano, ma che semplicemente si adattano ad un tempo, ad un’epoca e uno stile di vita che, per quanto simile, non è più lo stesso. Anziani lo si diventa nel corpo non nello spirito, lì si diventa semplicemente saggi, ma questo i giovani, figli e nipoti, non lo vedono, scorgono solo le rughe e la fragilità delle ossa, della carne e la “vergogna” che provano di fronte a due anziani che si vogliono bene.
Il figlio di Addie considera il rapporto della madre con Louis come un tradimento alla memoria del padre. Ma può questa giustificazione essere sincera se il figlio stesso prova del risentimento nei confronti del padre che per anni lo ha ignorato?
Forse, quello del figlio di Addie, è solo egoismo mascherato da “amore figliare”, in realtà ha solo paura che un altro uomo possa usurpare il posto nel cuore, nella famiglia e nel patrimonio della madre che gli spetta di diritto.
Le parole di Haruf toccano il cuore, lo sfiorano, lo accarezzano e lo scuotono allo stesso tempo. Impossibile non amare i suoi protagonisti, la determinazione di Addie e la sensibilità di Luis; non provare dispiacere per la difficile situazione famigliare di Jamie, il nipotino di Addie, e voler dare quattro ceffoni ai genitori del piccolo, anche se, egoismo a parte, anche per loro la situazione fra le mura domestiche non deve essere facile. Ma quando mai lo è? Scappare, però, non è la soluzione.
E il finale… un pezzo di cuore viene strappato.
Kent Haruf era un maestro che riusciva con frasi semplici e dirette ad analizzare ogni dettaglio, interpretare ogni particolare, descrivere ogni situazione e rendere reali, vivi e vicini, i personaggi. Lo ha già dimostrato nei suoi scritti precedenti, era un grande, e so che dopo questo libro, pubblicato postumo, mancherà ancora di più.
Cinzia Ceriani

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