Nella lunga e a volte tortuosa strada per diventare genitori il pensiero corre subito, e istintivamente, alla madre, alle sofferenze fisiche e psicologiche che deve subire ad ogni fallimento, ad ogni responso negativo del medico, ad ogni bambino non nato. Eugenio Gardella, invece, nel suo romanzo Sei sempre stato qui (Frassinelli, pp. 254), ci offre un punto di vista diverso e ci insegna che anche i padri, in queste situazioni, portano su di sé un enorme carico emotivo che ha il potere di fungere da ago della bilancia, da bilanciere e contro bilanciere per la stabilità della coppia, per cercare di mantenere intatto l’equilibrio della famiglia. Anche l’uomo di casa soffre, si illude e vede i suoi desideri genitoriali sfracellarsi contro il muro… del destino? Della scienza? Questo, purtroppo, non è dato saperlo, ma è importante però capire che chi l’ha dura la vince, in un modo o nell’altro riesce a trovare il proprio posto, certo non senza fatica e compromessi. Perché, in fondo, come mostra lo sport tanto amato dal protagonista del romanzo, la vita è una montagna da scalare, bellissima e dolorosa, colma di ostacoli, ma ogni cima conquistata è un obiettivo raggiunto. E più alta è la cima e maggiore è la soddisfazione. La scrittura di Gardella è caratterizzata da uno stile fluido, fatto di poetiche metafore e similitudini che arrivano dritte all’anima del lettore. La penna dell’autore rivela un modo di narrare semplice ma spontaneo, dettato dal cuore e da un abile uso delle parole, dell’accostamento armonioso delle frasi. Si percepisce la sensazione di agio e confidenza che l’autore prova a contatto con la scrittura e che questa, per lui, non è il semplice racconto di una storia, ma il mezzo attraverso cui inviare un messaggio, far sentire la sua voce e rendere il pubblico partecipe di un qualcosa, di un suo personale pezzetto di mondo. Ed è una caratteristica particolare, che ho riscontrato molto di rado negli autori italiani. Ne sono rimasta piacevolmente sorpresa. L’argomento che tratta Sei sempre stato qui può essere non semplice da sostenere, da leggere e da assorbire, di certo credo che sia una lettura che vada affrontata con il giusto stato d’animo e un’adeguata sensibilità, ci vuole cuore. Per scriverlo così come per leggerlo. Cinzia Ceriani