Recensione
Alaska (Giunti Editore, pp. 468), di Brenda Novak, è uno di quei libri che io definisco “del sì e del no”. Del sì perchè la trama mi ha incuriosita fin da subito ma, al tempo stesso, una vocina dentro la mia testa diceva di non essere del tutto convinta, niente di particolare, sia chiaro, ma c’era quel fastidioso non so che a smorzare l’entusiasmo. Del sì perchè l’incipit, il prologo, che tanto mi ha ricordato una delle mie serie crime preferite, Criminal Minds, mi ha fatto subito dire “wow, lo devo assolutamente leggere”, e no perchè la vocina è tornata a farsi sentire, preoccupata del fatto che un inizio così avrebbe condotto alla banalità, alla solita prevedibile trama. Una volta che il romanzo è entrato in mio possesso, però, capitolo dopo capitolo, non sono più riuscita a fermarmi, pervasa da quel mix di frenesia, aspettativa e adrenalina che permeano le pagine della Novak. Una sensazione che nel lettore viene accentuata dalla presenza di un gruppo costituito dai peggiori serial killer d’America, innalzando, per i personaggi, il livello di pericolo. E la vocina nella mia testa se n’è andata con la coda tra le gambe, piacevolmente stupita e sconfitta.
La narrazione è resa ancora più forte, e forse anche più reale, dall’inserimento, all’inizio di ogni capitolo, di una citazione, un commento, un pensiero espressi da alcuni dei serial killer più famosi.
Elemento di distrazione e di tranquilità è invece la storia d’amore, passionale e ricercata, fra la psichiatra e il detective, un uomo per cui avevo temuto che fosse il bello ma stupido della situazione, invece si è rivelato un personaggio dotato di acume e istinto investigativo, anche se la sua ingenuità e la determinazione della sua coprotagonista l’hanno messo un po’ in ombra. Adrenalina e suspance sono gli elementi di questo thriller che mi fa ammettere che, almeno in questo caso, la battaglia fra il sì e il no è stata positiva. Ha accresciuto la curiosità, ha incentivato la lettura, ha creato emozione e non ha deluso. Il romanzo ha “fatto il suo lavoro” e l’autrice ha centrato il bersaglio.
Trama
Stanno accadendo strane cose nel piccolo villaggio di Hilltop, remota località dell’Alaska dove l’inverno è così gelido da ottenebrare le coscienze. Da quando, tre mesi prima, è stata aperta Hanover House, una clinica psichiatrica di massima sicurezza che ospita con finalità scientifiche i più feroci serial killer d’America, nessuno dorme più sonni tranquilli e a nulla servono le rassicurazioni di Evelyn Talbot, la psichiatra trentenne e determinata che dirige l’istituto insieme al collega Fitzpatrick. Soprattutto quando nella neve avviene un macabro ritrovamento: i resti di una donna, orrendamente martoriata. Per il giovane sergente Amarok è la conferma di ciò che ha sempre temuto: portare un branco di efferati assassini a pochi metri dalle loro case e dalle loro famiglie è stata una decisione estremamente pericolosa. Ma la sua fermezza si scontra con il fascino fragile e misterioso di Evelyn, il cui passato nasconde il più nero e atroce degli incubi. E mentre una violenta tormenta di neve si abbatte sul paese rendendo impossibili i collegamenti e le comunicazioni, la psichiatra ha più di un motivo per pensare che quel primo omicidio sia un messaggio destinato proprio a lei e che l’ombra del passato la stia per raggiungere ancora una volta.