L’unico difetto dei romanzi della Fratelli Frilli editore, se difetto lo si può definire, è che si leggono tutto d’un fiato. Appena iniziati, non si può fare a meno di continuare, pagina dopo pagina, per arrivare, alla fine, allo sbroglio della matassa. Come nelle migliori serie Crime tanto di moda negli ultimi anni. E Ultima notte in Oltrepò (Fratelli Frilli Editori, pag. 219) del pavese Alessandro Reali, non fa eccezione. Un giallo dagli schemi classici, di quelli un po’ alla vecchia maniera, che si sviluppa su due filoni: la scomparsa, e uccisione, di un vecchio conte appartenente ad una delle famiglie più antiche del pavese da un lato, e un’esecuzione di stampo malavitoso legata allo spaccio e alla prostituzione dall’altro, che si intrecciano a oscuri segreti, che tali avrebbero dovuto rimanere, atmosfere cupe e sordide macchinazioni. Questa è la quinta indagine, come si legge in copertina, degli investigatori privati Sambuco e Dell’Oro, assunti dai famigliari del conte per risolvere l’enigma. Due personaggi schietti e particolari, che, seppur nelle loro mancanze, anche affettive e famigliari, non si nascondono dietro un dito, non assumono, per onor di letteratura, o di ruolo che ricoprono, la maschera del perfetto detective e del capace uomo di casa, anzi, tutt’altro. Pregi e carenze sono lì, sotto gli occhi attenti del lettore. Maggiore coerenza e attaccamento al lavoro lo dimostra Sambuco che, per il modo in cui ha concluso l’indagine mi ha ricordato il vecchio, ma pur sempre caro, Sherlock Holmes, rispetto al collega Dell’Oro, troppo distratto, assente e concentrato su altro per dare il giusto apporto al caso per cui sono stati assunti. Sembra addirittura che risolva i suoi casi quasi per fortuna, più che per abilità. Lo stile di Reale, infine, è curato e attento. Mi hanno colpita molto alcune frasi, similitudini o metafore, per lo più, davvero ricercate e con una resa d’immagine e di emozione d’impatto. Era la macchina di suo padre. Emanava una certa idea di Francia, un’essenza formosa, una dolcezza vaga, il rubinetto gocciolante nel serbatoio della nostalgia.
Oppure
Se leggi molto, e leggi bene, cambi, non c’è niente da fare.
In conclusione? Un romanzo consigliatissimo, soprattutto a chi, come me, ha voglia di trascorrere un pomeriggio a riflettere, ragionare e districare. Cinzia Ceriani