Recensione
Notti in bianco, baci a colazione ( Einaudi, pag. 175 ), opera prima di un papà fumettista, ex architetto del Comune, dolcemente innamorato delle sue tre creature, Virginia, Ginevra e Melania, è un libro che regala sorrisi in continuazione, oltre ad alcune aperte risate. Scritto con ironia, attraversato da toni lievi ma non per questo superficiali, ci conduce nella vita di una famiglia di Verona, come tante in Italia, alle prese con i problemi organizzativi posti dalla quotidianità: l’alimentazione delle figlie di età differenti, la pulizia della casa, gli impegni lavorativi da conciliare con quelli scolastici, il sonno costante. In tutta questa simpatica baraonda, la vita segue il suo corso e le bambine colpiscono il papà e noi lettori con le loro osservazioni e domande, a volte fin troppo mature, altre ingenuamente sorprendenti e divertenti, se si ha il desiderio profondo, come Matteo Bussola, di fermarsi, stupirsi, riflettere, meravigliandosi e facendosi travolgere dal dono della vita e dell’amore.
Trama
Il respiro di tua figlia che ti dorme addosso sbavandoti la felpa. Le notti passate a lavorare e quelle a vegliare le bambine. Le domande difficili che ti costringono a cercare le parole. Le trecce venute male, le scarpe da allacciare, il solletico, i “lecconi”, i baci a tutte le ore. Sono questi gli istanti di irripetibile normalità che Matteo Bussola cattura con felicità ed esattezza. Perché a volte, proprio guardando ciò che sembra scontato, troviamo inaspettatamente il senso di ogni cosa. Padre di tre figlie piccole, Matteo sa restituirne lo sguardo stupito, lo stesso con cui, da quando sono nate, anche lui prova a osservare il mondo. Dialoghi strampalati, buffe scene domestiche, riflessioni sottovoce che dopo la lettura continuano a risuonare in testa. Nell'”abitudine di restare” si scopre una libertà inattesa, nei gesti della vita di ogni giorno si scopre quanto poetica possa essere la paternità.