Recensione
La Nemirovsky non delude mai. E’ il quarto libro di quest’autrice che leggo e ognuno di essi, compreso l’ultimo, Suite francese, pubblicato postumo per la prima volta nel 2004, ha saputo coinvolgermi, farmi entrare nella storia e immedesimarmi nei personaggi, farmi provare le stesse emozioni dei protagonisti. E’ eccezionale. Nel piano originario della scrittrice, il volume doveva essere composto da cinque romanzi brevi, ma purtroppo è stata arrestata e deportata ad Auschwitz prima di raggiungere l’obiettivo. Quindi i romanzi si sono fermati a due: Tempesta di giugno, che racconta la fuga dei parigini con l’ingresso in città dell’esercito tedesco, e Dolce, la storia d’amore, travagliata e impossibile, dolce, appunto, sofferente e sensuale di una giovane parigina Lucille e di un altrettanto giovane ufficiale tedesco, Bruno. Il primo romanzo scorre un po’ lento, forse a causa del fatto che la narrazione riguarda più famiglie, più situazioni da narrare; Dolce, invece, è scorrevole e veloce da leggere; avvolgente e trepidante, altalenante e tragico come il sentimento che unisce i due protagonisti e la guerra. Perchè i veri responsabili delle guerre, di tutte le guerre, non se ne stanno nelle trincee, non vedono i loro amici e gli uomini e le donne e i bambini morire; non annusano l’odore del sangue e della polvere, se ne stanno comodi nelle retrovie domestiche. Chi ordisce la guerra non manda i propri figli al fronte, manda quelli degli altri, dispone a suo piacimento della loro vita, della loro morte.
Trama
Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Némirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande «sinfonia in cinque movimenti» che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l’occupazione nazista: Tempesta in giugno (che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell’arrivo dei tedeschi) e Dolce (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più bruciante quanto più soffocata, che lega una «sposa di guerra» a un ufficiale tedesco). La pubblicazione, a sessant’anni di distanza, di Suite francese, il volume che li riunisce, è stata in Francia un vero evento letterario. Non è difficile capire perché: con Suite francese ci troviamo di fronte al grande «romanzo popolare» nella sua accezione più nobile: un possente affresco, folto di personaggi memorabili, denso di storie avvincenti, dotato di un ritmo impeccabile, nel quale vediamo intrecciarsi i destini di una moltitudine di individui travolti dalla Storia. Su tutti – il ricco banchiere e il giovane prete, la grande cocotte e la contadina innamorata, lo scrittore vanesio e il ragazzo che vuole andare al fronte e scopre invece le gioie della carne fra le braccia generose di una donna di facili costumi – Irène Némirovsky posa uno sguardo che è insieme lucidissimo e visionario, mostrandoci uno spettro variegato di possibilità dell’uomo: il cinismo, la meschinità, la vigliaccheria, l’arroganza e la vanità, ma anche l’eroismo, l’amore e la pietà. «La cosa più importante, qui, e la più interessante» scriveva la Némirovsky due giorni prima di essere arrestata «è che gli eventi storici, rivoluzionari, ecc. sono appena sfiorati, mentre viene investigata la vita quotidiana, affettiva, e soprattutto la commedia che questa mette in scena».