Il dolore può portare alla negazione, alla costruzione di un’artificiosa realtà meno dura da accettare e, per un bisogno insito nel profondo, trasferire questa verità alternativa sulla carta. Scrivere. Come la necessità di comunicare indirettamente, con la speranza, e forse la voglia, che qualcun altro trovi quelle pagine e le legga, per renderle reali, per far conoscere, e allo stesso tempo nascondere, il proprio disagio, semplicemente. Perché un figlio, l’amore per un figlio, può cambiare radicalmente una persona, costringerla a varcare confini inaspettati, a camminare, in equilibrio, sulla sottile linea che separa il bene dal male. Due concetti soggettivi, certo, ma per questo non significa che non possono essere ricondotti a comportamenti oggettivamente e moralmente giudicabili.
Cattura e confonde il romanzo di Renèe Knight, La vita perfetta (Piemme, pp. 288). Cattura per lo stile serrato e mai noioso, incalzante e mai banale o monocorde, per i sentimenti e la psicologia così ben studiata e approfondita dei personaggi, per quell’alone di umana debolezza e desiderio di una fittizia giustizia, propria e indotta, che li circonda: stabile, costante, corrosiva. Confonde perché è solo negli ultimi capitoli che il lettore si accorge di aver male interpretato i segnali riguardo ad alcuni personaggi, ad uno in particolare. Il lettore, ignaro, prova dispiacere, quasi pena e compassione per lui, ci si affeziona, e solo alle battute finali si rende conto dell’errore di valutazione, ed spiazzato. Ed è impossibile non rimanerci male, è un colpo di scena abbastanza ostico da digerire.
L’autrice, nel suo romanzo, ha scelto di giocare sull’inganno che le apparenze, unite alla sempre più diffusa mancanza di dialogo, soprattutto all’interno delle mura domestiche, possono generare, e ha colto perfettamente nel segno.
L’uso delle descrizioni, dello svolgimento cronologico della storia, così come tutto l’impianto narrativo, è fluido e dinamico, semplice e scorrevole. Credo di poter affermare, in tutta onestà, che dopo Wolf Dorn, questo della Knight è il miglior thriller che abbia letto nell’ultimo anno.