Lucas. Lucas è un detective. Lucas è un uomo che non ha nulla da perdere. Lucas è dotato di un incredibile acume, di uno straordinario intuito. Lucas è un ibrido, uno strano individuo che, non si sa come, riesce ad orientarsi nella luce quanto nel buio, anzi, di più, perché lui con il buio ha stipulato una sorta di patto che gli consente di vedere dove altri non potrebbero in cambio di un pezzo della sua anima, della sua umanità. Ma Lucas vuole riprendersela, vuole rompere quell’insolito accordo. Anna. Anna è una profiler, in gamba, intuitiva, ma non tanto quanto Lucas. Anche lei conosce bene il buio dell’animo umano perché […] Il male, soprattutto quello che facciamo a noi stessi e a chi ci sta vicino, ha una sorprendente capacità di nascondersi. Il male sa rintanarsi, sa rimanere in agguato. E sa convincerci di non essere mai stato lì dove l’avevamo visto. Difficilmente ho trovato autori italiani di thriller che mi hanno coinvolto, appassionato, che mi hanno fatto entrare nella storia, seguire con apprensione e curiosità i personaggi. Federico Inverni, autore esordiente la cui vera identità non è dovuto sapere (pseudonimo), con Il prigioniero della notte (Corbaccio, pp. 480) ci è riuscito. Il suo non è un thriller classico, che parte in sordina e va in crescendo man mano che la storia evolve, no, il romanzo inizia subito, fin dalle primissime pagine, con immagini cruciali e di forte impatto, come se si fosse nel pieno della storia, con l’adrenalina a mille, e uno psicopatico che tiene sotto scacco polizia e un intero quartiere. Da qui ha inizio tutto. E da qui la storia muta, si modifica continuamente trasportando, con uno stile fluido, pulito e ricercato, il lettore in diverse direzioni. E quando si crede di aver finalmente capito, tutto cambia di nuovo. Le prospettive, anche se ovvie a primo acchito, vengono stravolte e i fatti constringono il lettore a dover fare uno sforzo in più, a deformare i contorni (del buio) per visualizzarne altri. Questo particolare mi ha colpita e coinvolta molto. L’ho trovato un espediente letterario altamente suggestivo, che ha saputo elevare la storia di Inverni di parecchi livelli. E’ ingegnoso, piacevolmente complicato e intricato. Oscuro. Profondo. Fuori dalla banalità. L’unico aspetto che mi ha lasciato qualche dubbio riguarda la scena in cui Lucas difende con il proprio corpo la collega. Forse è la descrizione in sé, ma ho trovato un po’ pomposo e al limite del reale l’atteggiamento dimostrato da Lucas in quel frangente, mi ha dato l’idea di un Superman un po’ sgualcito. Lettura consigliatissima.Cinzia Ceriani