Durante la lettura di questo libro ho spesso pensato che tutte vorremmo essere Kim Stone. O per lo meno quelle di noi che desiderano l’avventura, sentire l’adrenalina che scorre nelle vene e fare qualcosa per migliorare il mondo. Kim è la colonna portante del thriller d’esordio di Angela Marsons, Urla nel silenzio, (Newton Compton, pp. 384), ed è un detective, una donna forte, intelligente e intuitiva. Una donna che non si spaventa facilmente, ironica e sensibile allo stesso tempo, con un passato oscuro e tormentato alle spalle e davanti alla quale bisogna pensarci bene prima di farla arrabbiare. E’ una donna che lavora in un ambiente prettamente maschile e riesce a farsi ben volere e rispettare; a tratti assomiglia ad un uomo, sia per il modo di pensare che di comportarsi, ma l’intuito è quello di una donna, infallibile. Kim non ha ombre, non ha difetti, è energica e determinata, nel fisico come nella mente, non ha vizi di sorta ed è generosa e altruista, non sbaglia un colpo. Conserva solo un acuto senso di colpa dovuto alla sua infanzia straziata, che la tormenta. Kim è perfetta, forse fin troppo e per questo risulta essere un personaggio a volte eccessivo, irreale, una sorta di supereroe.
La narrazione è lenta, tipica del romanzo di indagine investigativa, soprattutto nella prima metà è studiata, centellinata per dare piccoli non indizi qui e là, per sviarlo, per raccontare la storia a spizzichi e bocconi, per far in modo che anche il lettore, e non solo Kim e la sua squadra, arrivino alla conclusione, alla terribile verità che si cela dietro l’ormai abbandonata casa di accoglienza di Crestwood e le sue giovani ospiti, un passo alla volta. Un gioco ad incastro, un puzzle che man mano prende forma grazie all’esatta collocazione dei suoi tasselli fino ad un finale adrenalinico, un colpo di scena difficile da immaginare e prevedere.
Leggere Urla nel silenzio è stato come vivere uno dei più coinvolgenti episodi dei migliori telefilm polizieschi degli ultimi anni: Bons e Castle. Difficile non associare il temperamento di Kim Stone a quello di Kate Beckett e la professionalità dell’antropologa forense Cerys Hughes a quello della dottoressa Temperance Brennan, certo meno saputella e più modesta. Per chi ama la suspense, l’azione e la logica delle indagini poliziesche e il trionfo dei buoni questo è il romanzo ideale, un thriller logico e spietato ma in cui la speranza è sempre l’ultima a morire. Cinzia Ceriani