Dopo il Premio Campiello,
Marco Balzano si aggiudica
il Premio Paolo Volponi
Già vincitore il 12 settembre 2015 del Campiello, Marco Balzano il 28 novembre, a Fermo, si è aggiudicato anche il Premio Letterario Nazionale PAOLO VOLPONI con l’opera L’ultimo arrivato (Sellerio Editore, pp. 212). Si tratta di una storia che fa molto riflettere oggi che migliaia di profughi arrivano in Europa in cerca di pace e lavoro, una storia commuovente e poetica.
Vediamone gli aspetti salienti. Protagonista assoluto della vicenda è Ninetto Giacalone, un picciriddu siciliano di San Cono che, con un’inconfondibile voce narrante, ci porta con sé nella sua avventura umana. Detto “pelleossa”, Ninetto è uno che ha le idee chiare e sa il fatto suo: “ a me sono state le minne a salvarmi la vita. Mamma mia, infatti, mi ha partorito settimino […], così nonna Agata mi ha tenuto per due mesi tra il suo seno abbondantissimo”. E quando, quindicenne, va alla ricerca di una donna da amare, perché così uno non è più picciriddu, ma “diventa adulto. Uomo fatto e finito”, non può che posare gli occhi su Maddalena: “la trovai sfiziosa più di qualsiasi altra per le minne. E’ vero che ce n’era una bionda, ma fra i capelli biondi e le minne non c’è battaglia”. Il nostro ragazzino siciliano incontra la futura moglie nel milanese, dopo aver lasciato il paese natio a soli 9 anni, scappando dalla miseria, umana e materiale, di quel luogo. Vi torna con Maddalena, calabrese, in una sorta di fuitina al contrario, “per mostrare uno all’altra chi ci aveva messo al mondo, i paesi che ci avevano costretti a scappare a gambe levate”. Di fronte a un padre ormai estraneo, trova calore e accoglienza presso l’anziano maestro Vincenzo, al quale riassume la sua vita attraverso l’elenco delle case abitate, i lavori svolti e le amicizie: “alveare, locanda, baracca, grassona [la proprietaria di una lavanderia che lo assume come galoppino, ndr.], cantiere, Antonio, Currado”. Una sintesi a cui c’è poco da aggiungere, anche se di anni, al momento del racconto,ne sono passati tanti e Ninetto ne ha 57: trentadue se ne sono andati con una vita sempre “uguale da fare impressione, anzi da fare schifo”, in una catena di montaggio; altri dieci in carcere, dove è finito perché “a rovinarmi è sempre stata le gelosia. Fin da picciriddu”.
E’ fondamentale entrare in contatto con il protagonista attraverso le sue parole, perché tante ne ha in testa, di tutti i tipi: semplici, coraggiose, profonde, taglienti, commuoventi, alienate, sognanti, amaramente ironiche…. Tramite la prosa matura e ferma dell’autore si prendono a cuore le vicende di questo picciriddu spavaldo, indifeso di fronte alle insidie e ai problemi della vita, ma forte e protetto dal suo senso di dignità, dalla mano grande e invisibile di Dio, dalla lucida capacità di analisi del mondo lavorativo e sociale, dalla curiosità e dallo spirito poetico, acquisito nel corso dei pochi anni passati alla scuola elementare.
Buona lettura.
Lara Massignan