La donna come proprietà di qualcuno, come motivo di infamia e vergogna, come un essere che deve necessariamente, o quasi, rinunciare a sé stessa e ai propri sogni per dedicarsi completamente alla famiglia, al marito e ai figli; ma la donna è anche simbolo di un’essenziale ed indispensabile colonna portante della società la cui assenza genera sofferenza e disorientamento. La chiusura mentale e la rigidità delle famiglie patriarcali, spesso dettate da regole di convivenza sociale e da dettami religiosi, hanno, nel corso degli anni e soprattutto al Sud, innescato e supportato l’idea che la donna sia un essere al servizio di qualcun altro, adatta solo alla casa e alle cure parentali. Gli scritti di Silvetra Sorbera, al contrario, ci dimostrano che le donne, se vogliono, se non si lasciano intimorire e afferrano con decisione le redini della propria vita, infischiandosene del giudizio altrui, possono realizzarsi e trovare la felicità. A volte nell’immediato e a volte tardi, nell’amore come nella realizzazione di sé che non sempre coincide con il matrimonio o con la carriera: a volte con entrambe, a volte con una sola di queste cose, a volte con nessuna. Questi sono i messaggi e i contenuti che troviamo in La guerra di Piera, racconto che, insieme a Vita da sfollati e Sicilia, dà origine alla breve ma intensa antologia Storia di vita, d’amore e di donne (Lazy BOOK, pp. 61).
Con uno stile narrativo sobrio e scorrevole ma non privo, purtroppo, di imperfezioni stilistiche che disturbano la lettura, l’autrice racconta, senza mezzi termini e senza smussamenti di sorta, la vita di tre donne e della loro continua lotta contrassegnata da piccole ma importanti vittorie, anche se conseguite con la menzogna e i sotterfugi. Agli occhi degli altri altro non erano che capricci e ribellioni, per loro,invece, per queste donne, le loro vittorie rappresentano il raggiungimento di un sogno, di una conquista di un pezzetto di libertà personale e di affermazione del sé, di un adeguamento al rapido e dinamico mutamento del mondo, della società e del pensiero comune.
Apprezzato, sotto tutti i punti di vista, è Sicilia, esilarante il modo in cui la ragazza mette a tacere i genitori e le sorelle, e significativi sono l’episodio dei jeans e del lavoro alla radio; La guerra di Piera e Vita da sfollati, per quanto ben costruiti e contraddistinti da un importante sfondo socio – culturale e sentimentale, hanno lasciato l’amaro in bocca per il finale, a mio avviso troppo sbrigativo e, forse, addirittura scontato ma non banale. Cinzia Ceriani