Candace Bushnell, la “mamma letteraria” delle quattro ragazzacce di New York protagoniste del clamoroso successo mondiale Sex and the City, è tornata e con lei le tematiche care all’autrice: il girl power, la sete di indipendenza delle donne che credono (o sono convinte), forti di un femminismo (?) incontrastato, non solo di non aver bisogno degli uomini, ma anche di essere migliori di loro e che, anzi, gli uomini, altro non sono che un’enorme palla al piede delle donne, costrette a scegliere tra lavoro e famiglia, carriera e matrimonio, appartenersi o appartenere. Sono davvero due mondi così inconciliabili? E’ infatti al grido di “non sposatevi mai!” che investe gli scaffali delle librerie Golden Girl (Piemme, pp.364), la ragazza d’oro di New York incarnata sia in una scrittrice di successo che in uno scomodo personaggio letterario, ideato dalla protagonista, e che ben presto diventa un simbolo sociale, uno status in cui tutte le ragazze vogliono riconoscersi, tutte tranne la sua creatrice, ovviamente, rilegata al ruolo di spettatrice della sua stessa creazione, una prigione immaginaria e dorata che la soffoca e la priva di identità; una donna che, una volta raggiunto il successo, perde tutto per colpa, guarda caso, non tanto della sua ingenuità nel scegliere le compagnie sbagliate, ma di un uomo, un marito fallito e indebitato fino al collo che approfitta di lei dilapidando il suo patrimonio. Davvero tutti gli uomini sono così? Davvero tutte le donne sono così ciniche nel giudicare gli uomini? E davvero le donne, in un obiettivo esame di coscienza, possono affermare di non avere mai colpa dei loro guai, dei loro disastri, delle loro sconfitte? Non fraintendetemi, è chiaro che nessuno è perfetto e che le donne sono, sotto molti aspetti, più sveglie e ingegnose degli uomini, ma è anche vero che le donne, come gli uomini, sono dotate d’intelligenza, intuito, logica ma a volte tendono a non ascoltare queste qualità e finiscono per dare la colpa a chi è del sesso opposto. E forse non è un caso, ed è legato proprio a questa mia riflessione, il colpo di scena finale del romanzo che mi ha fatto sorridere e, devo ammettere, mi ha piacevolmente stupito. Caratterizzato dal tipico stile brioso e frizzante che i lettori hanno già conosciuto nelle precedenti opere della Bushnell, il romanzo scorre lento e quasi banale per buona parte della narrazione, soltanto negli ultimi capitoli la storia acquisisce ritmo e interesse, intrattenendo il lettore con episodi divertenti intervallati da qualche piccola riflessione. Grande importanza viene dato al tema dell’amicizia, forse l’unica, vera forma di amore che dura in eterno ed è in grado di superare diverbi e difficoltà. E’ un libro piacevole ma per Monica, la nuova Golden Girl, non sarà facile sostituire Carry, Charlotte, Samantah e Miranda nel cuore delle aficionados. Cinzia Ceriani